venerdì 1 ottobre 2010

«La legge sull’aborto ha bisogno di una revisione» il confronto - DA ROMA GIOVANNI RUGGIERO - Il cardinale Tettamanzi, il sottosegretario Roccella e i medici cattolici uniti nelle considerazioni sulla 194: «Realizzare quei passi che tutelano la vita» - Avvenire, 1 ottobre 2010
Un invito a ripensarla, a rileggerla e, perché no, a fare il tagliando alla legge 194 viene dall’Associa zione dei medici cattolici ita liani. È possibile, magari diffi cile, però doveroso. Certo, è ne cessario riparlarne per «creare spazi di confronto in un con testo pragmatico e non ideo logico », come dice il presiden­te dell’associazione Vincenzo Saraceni. Ed è quello che si è fatto ieri a Roma: un confron to tra medici, giuristi e il legi slatore. C’è il sottosegretario al la Salute, Eugenia Roccella, e l’arcivescovo di Milano, il car dinale Dionigi Tettamanzi, in veste di assistente spirituale dell’Amci. Ecco il tagliando, co me lo chiama Roccella: «Ade guare una legge vecchia alla nuova realtà. Il quadro della legge resta lo stesso, ma servo no linee guida che passino per la conferenza Stato-Regioni e non siano, quindi, più eludibi li. Anzitutto – continua – biso gna applicare la prima parte della legge, e se per trent’anni questo non è stato fatto, vuol dire che c’è qualcosa che non va. Su questo tema credo vi sia una maggioranza che la pensa così, anche più larga di quella che c’è in Parlamento».

Rileggerla diventa doveroso, come dice, tirando le somme del dibattito, il cardinale Tetta manzi: «Nell’alveo della legge è possibile realizzare delle mo­dalità operative a favore della vita che ci sono offerte dalla legge stessa, una legge aperta all’operatività a tutela della vi ta. Ho l’impressione – aggiun ge – che si applichi la 194 sen za adeguata attenzione al suo dettato complessivo che è molto più impegnativo di quanto non venga inteso nel l’interpretazione comune. L’impegno che dobbiamo as sumere – conclude – è quello di conoscere questa legge nei suoi particolari per compiere passi in difesa della vita».

I dati forniti da Fabio Mosca, neonatologo, dimostrano co me l’Italia non sia in Europa la patria dell’aborto: nel 2009 ci sono stati 112mila aborti prima dei 90 giorni e 3.524 dopo que sto periodo. Un Paese specia le? Roccella è convinta di sì, perché in Italia ha retto la fa miglia: «Dobbiamo essere, an che come cattolici, consape voli del trend positivo in atto sulla diminuzione degli abor ti, questo vuol dire che i nostri metodi contraccettivi funzio nano, perché in Italia tiene la famiglia, c’è fiducia, c’è una maggiore attenzione e più e ducazione ».

Piuttosto preoccupa la minac cia della pillola abortiva Ru486: «Un metodo che porta all’a borto a domicilio se non si a dotta una governance atten ta ». Quanto alle varie pillole del giorno dopo, secondo il sotto segretario, con il metodo far­macologico, che solo formal mente è contraccettivo, «si crea una situazione di fatto che sca valca la legge 194 e impedisce obiezione e prevenzione». E dunque, si potrebbe dire para dossalmente, «oggi abbiamo questa frontiera: difendere la 194, cioè difendere il fatto che si abortisca nelle strutture pubbliche. Altro punto a favo re della legge: non è eugeneti ca, mentre la diagnosi pre-im pianto, se formalizzata, intro durrebbe uno specifico prin cipio eugenetico». Nella legge, a parere del giurista Luciano Eusebi, c’è poi spazio per una maggiore alleanza con la don na, con la valorizzazione del colloquio per prevenire la scel ta abortiva. 

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