Orrore in diretta sulla tv svizzera, di FEDERICA MAURI LUZZI, da LUGANO – Avvenire, 20 febbraio 2011
André Rieder, 56 anni, si ferma davanti alla tomba dei genitori. «Sulla lapide c’è lo spazio per scrivere il mio nome e la mia data di nascita e di morte», afferma. I suoi genitori - ammette - avrebbero sicuramente difficoltà a comprendere la sua scelta, ma per lui è importante giungere ad una fine. Inizia così il documentario shock andato in onda lo scorso 17 febbraio su Sf1, la tv pubblica svizzera in lingua tedesca. È la storia di un medico, da anni maniaco depressivo, che ha un solo implacabile desiderio: morire. Per raggiungere il proprio scopo si è rivolto all’organizzazione di aiuto al suicidio zurighese “Exit”. In 48 minuti lo spettatore segue l’ultimo mese di vita di André prima del suicidio programmato, avvenuto lo scorso primo dicembre 2010. La telecamera riprende i preparativi che l’uomo con maniacale meticolosità porta a termine; perfino gli strazianti addii ai vari amici, i quali ognuno a modo suo, tentano di dissuaderlo da questo gesto estremo. Invano. A colpire è soprattutto la freddezza di André, che non si scompone neppure all’evidente dolore di chi lo circonda. Anzi, a tratti trova pure la forza di ridere.
André non è un malato terminale. Le sue condizioni di salute sono stabili. Alle spalle ha una vita agiata. Una bella casa, una Bentley in garage, grazie al denaro guadagnato con la sua società di marketing per aziende farmaceutiche. Poi negli anni ’90 si susseguono i ricoveri, a volte coatti, in cliniche psichiatriche, e con essi il lento declino dovuto alle sue manie. Sfrattato, viene accolto in casa da un’amica che da allora lo ospita e si prende cura di lui. A marzo il medico omosessuale si rivolge ad Exit. Dopo diversi incontri e tre perizie psichiatriche, l’organizzazione accetta di assecondare i suoi desideri suicidi. Come mai però nessuno dei tre psichiatri che ha incontrato André accetta di essere ripreso? E questo sebbene Exit sottolinei che ogni cosa sia stata fatta nel pieno rispetto delle direttive della Commissione nazionale d’etica e della giurisprudenza, che autorizza il suicidio assistito anche per i malati psichici. Ma a stupire ancor di più sono le risposte imbarazzate della Tv pubblica, che per bocca del suo addetto stampa difende la scelta di realizzare tale documentario, sostenendo che la redazione ha affrontato con sensibilità e tatto un tema molto controverso, partendo da un caso concreto segnalato alla redazione da un amico di André Rieder. Anche la scelta della messa in onda dicono - era stata presa da tempo. Guarda caso però nelle prossime settimane il Governo svizzero dovrebbe esprimersi su un progetto di legge che introduce una regolamentazione restrittiva per il suicidio assistito.
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