Gli studi sui medicinali anti-Parkinson vincono il premio Nobel per la
chimica – 11 ottobre 2012- http://www.ilgiornale.it
Hanno aperto la strada per
progettare i farmaci del futuro, molto più precisi nel colpire il loro
bersaglio rispetto a quelli attuali: è questo il merito delle ricerche per le
quali Robert Lefkowitz e Brian Kobilka hanno avuto il Nobel per la chimica. «Le
ricerche di Lefkowitz hanno avuto un ruolo fondamentale perchè hanno permesso
di capire il modo in cui gli ormoni si legano ai recettori e come, di
conseguenza, vengono regolate le funzioni delle cellule», osserva Daniela
Corda, direttore dell'Istituto di Biochimica delle proteine del Consiglio
Nazionale delle Ricerche (Cnr). «All'inizio degli anni '80 il mondo era molto
più semplice - osserva la ricercatrice - e il merito di Lefkowitz e del suo
gruppo è nell'aver compreso quali proteine sono cruciali per veicolare le
informazioni dall'esterno all'interno delle cellule». Oggi le cose sono molto
cambiate, soprattutto dopo che la mappa del genoma umano ha individuato oltre
recettori cellulari. «Di questi quelli noti sono meno di 100, tutti gli altri
non sono noti e per questo vengono chiamati orfani», rileva la ricercatrice. «È
un campo di ricerca importantissimo, che da 40 anni sta dando risultati
notevoli», aggiunge. Basti pensare che a queste ricerche si deve l'arrivo di
farmaci come i betabloccanti per curare l'ipertensione. La ricerca, aggiunge,
si è affinata ulteriormente con Kobilka, che è stato il primo a studiare la
struttura di un recettore. «Questo ha permesso di capire come gli ormoni si
legano ai recettori e di progettare farmaci più precisi». Per Francesca
Cutruzzola, del dipartimento di Scienze biochimiche dell'università Sapienza di
Roma, a Kobilka va il merito di aver studiato la struttura tridimensionale dei
recettori. Grazie a queste ricerche sarà possibile avere farmaci sempre più
selettivi». Già oggi sui recettori si basano numerosi farmaci, ad esempio per
l'ipertensione, le emicranie, le aritmie cardiache, alcune patologie ormonali e
il Parkinson.
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