SCUOLA/ Quando lo scontro fra "bamboccioni" e genitori
finisce in tribunale - Laura D'Incalci - venerdì 5 ottobre 2012 - http://www.ilsussidiario.net
Li avevamo chiamati
“bamboccioni”. E non immaginavamo che proprio i giovani che non riescono a
costruirsi una vita indipendente - l’Italia detiene il record mondiale con
oltre 7 milioni secondo l’Eurostat - al momento giusto sanno darsi una mossa,
sono capaci di tirar fuori gli artigli e farsi valere: non si allude però a uno
scatto di orgoglio e ambizione che li spinge a superare lo stato permanente di
studenti “fuori corso” o a rinnovare la strategia nella ricerca del lavoro, ma
alla decisione di dare il via ad una battaglia legale che trascina i genitori
nelle aule giudiziarie.
Ogni anno si registrano infatti
nei tribunali italiani 30.000 nuove cause che vedono i figli contro i genitori
per motivi economici, giunti cioè alla denuncia con la pretesa di farsi
mantenere ben oltre il compimento della maggiore età. Dai dati forniti
recentemente dal Centro Studi dell’Associazione degli avvocati matrimonialisti
italiani (Ami), emerge che l’età media dei figli che richiedono l’assegno è di
ben 29 anni e, nella quasi totalità, gli stessi figli beneficiano del gratuito
patrocinio a spese dello Stato, in quanto non titolari di reddito o titolari di
redditi non superiori ad euro 10.628,16. Nel 70% dei casi si tratta di figli
iscritti all’università, anche fuori corso da anni, nel 30% invece, di figli
disoccupati o con occupazione precaria, temporanea o in nero. L’età media dei
genitori è di 59 anni per il padre e 57 per la madre; nel 58% dei casi ad
essere citati in giudizio sono i padri, nell’8% le madri e nel 24% entrambi i
genitori.
È sempre difficile delineare
fenomeni attinenti all’esperienza umana attraverso una griglia di dati
statistici: tuffandoci però con l’immaginazione nell’ampia casistica - 30mila
cause ogni anno! - sembra possibile almeno intuire la congerie di vicende
consumate fra tensioni, ansie, frustrazioni, incomunicabilità, litigi… un
disagio dilagante che non è certo solo economico. E pur rischiando una
percezione distante e sviante dalle singole storie, possiamo comunque cogliere
un elemento che le accomuna, che le attraversa come una strana anomalia:
l’urgenza di un bisogno, l’esigenza avvertita dai giovani di trovare una strada
aperta e un futuro - un lavoro e i mezzi per decollare nella vita - oggi
scatenano una guerra proprio contro i soggetti che più di altri forse, così
verrebbe da supporre, si sarebbero naturalmente augurati di veder realizzate
quelle stesse aspettative dei figli.
Genitori e figli, sarà per le
difficoltà della crisi economica, in molti casi sommata ad una labilità dei legami
familiari che accentua precarietà e solitudine, oggi di fatto si stanno
rivelando antagonisti, nemici, non più alleati, non più dalla stessa parte a
combattere le difficoltà, le ingiustizie, la paura del domani.
Li avevamo chiamati
“bamboccioni”. E non immaginavamo che proprio i giovani che non riescono a
costruirsi una vita indipendente − l’Italia detiene il record mondiale con
oltre 7 milioni secondo l’Eurostat − al momento giusto sanno darsi una mossa,
sono capaci di tirar fuori gli artigli e farsi valere: non si allude però a uno
scatto di orgoglio e ambizione che li spinge a superare lo stato permanente di
studenti “fuori corso” o a rinnovare la strategia nella ricerca del lavoro, ma
alla decisione di dare il via ad una battaglia legale che trascina i genitori
nelle aule giudiziarie.
Ogni anno si registrano infatti
nei tribunali italiani 30.000 nuove cause che vedono i figli contro i genitori
per motivi economici, giunti cioè alla denuncia con la pretesa di farsi
mantenere ben oltre il compimento della maggiore età. Dai dati forniti
recentemente dal Centro Studi dell’Associazione degli avvocati matrimonialisti
italiani (Ami), emerge che l’età media dei figli che richiedono l’assegno è di
ben 29 anni e, nella quasi totalità, gli stessi figli beneficiano del gratuito
patrocinio a spese dello Stato, in quanto non titolari di reddito o titolari di
redditi non superiori ad euro 10.628,16. Nel 70% dei casi si tratta di figli
iscritti all’università, anche fuori corso da anni, nel 30% invece, di figli disoccupati
o con occupazione precaria, temporanea o in nero. L’età media dei genitori è di
59 anni per il padre e 57 per la madre; nel 58% dei casi ad essere citati in
giudizio sono i padri, nell’8% le madri e nel 24% entrambi i genitori.
È sempre difficile delineare
fenomeni attinenti all’esperienza umana attraverso una griglia di dati
statistici: tuffandoci però con l’immaginazione nell’ampia casistica − 30mila
cause ogni anno! − sembra possibile almeno intuire la congerie di vicende
consumate fra tensioni, ansie, frustrazioni, incomunicabilità, litigi… un
disagio dilagante che non è certo solo economico. E pur rischiando una
percezione distante e sviante dalle singole storie, possiamo comunque cogliere
un elemento che le accomuna, che le attraversa come una strana anomalia:
l’urgenza di un bisogno, l’esigenza avvertita dai giovani di trovare una strada
aperta e un futuro − un lavoro e i mezzi per decollare nella vita − oggi
scatenano una guerra proprio contro i soggetti che più di altri forse, così
verrebbe da supporre, si sarebbero naturalmente augurati di veder realizzate
quelle stesse aspettative dei figli.
Genitori e figli, sarà per le
difficoltà della crisi economica, in molti casi sommata ad una labilità dei
legami familiari che accentua precarietà e solitudine, oggi di fatto si stanno
rivelando antagonisti, nemici, non più alleati, non più dalla stessa parte a
combattere le difficoltà, le ingiustizie, la paura del domani.
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