La psicologa Foà e le conseguenze dell’aborto sui genitori - La
consulente del CAV Mangiagalli di Milano si occupa della sindrome post aborto -
4 ottobre 2012 - http://www.uccronline.it
Parlando di aborto, spesso si
sottovalutano le drammatiche conseguenze che si ripercuotono sulla vita dei
genitori. I traumi causati da un aborto procurato, infatti, si manifestano,
purtroppo, anche a distanza di anni. Ne sa qualcosa la Dott.ssa Benedetta Foà,
psicologa, e già consulente del CAV Mangiagalli di Milano che, da anni, è
impegnata nella cura della sindrome post-aborto.
La sua vocazione a questa opera,
nasce, come lei stessa ama ricordare, a Medjugorie; la psicologa, infatti, è
partita alla volta del paese delle apparizioni mariane nel 1995 come volontaria
dell’associazione “A.R.P.A.” fondata da A. Bonifacio, in qualità di volontaria
per gli aiuti umanitari: «E’ stato durante questo periodo – racconta la
Dott.ssa Foà - che la parrocchia di Medjugorie ha chiamato in suo aiuto un
esperto, il canadese dottor Philip Ney. Con lui abbiamo fatto un percorso di
Counseling specifico su “Abuso sessuale e Aborto”. Questo seminario ha aiutato
tutti (sacerdoti, suore, laici), ma a me ha veramente aperto un mondo fino a
quel momento sconosciuto». A fronte di questo incontro la psicologa capì che,
dopo gli anni necessari alla formazione universitaria, si sarebbe occupata di
uomini e donne che soffrono “per non aver accettato la vita dei loro figli”.
Il frutto dei suoi studi, e della
sua esperienza professionale, l’hanno portata a scrivere, come co-autrice, “Maternità
interrotte”, un “manuale” in cui viene trattato il problema del post-aborto e
le possibilità di cura; tra i vari progetti che la vedono in prima linea, c’è
anche la costituzione di un centro a Milano che si occupa della cura e del
recupero di coloro che soffrono del trauma identificato con il nome di “stress
post-aborto”. Quello che può sembrare un comune trauma recuperabile in poco
tempo, in realtà, può trasformarsi in un vero e proprio dramma, come spiega la
dottoressa : «Dall’approvazione della legge 194 del 1978 solo in Italia sembra
che ci siano stati 5.000.000 di aborti praticati: questo vuol dire che ci sono
altrettante madri/padri che hanno perso uno o più figli. Non tutti stanno male
nello stesso modo e con gli stessi tempi, ma quando ci si rende conto che un
figlio manca all’appello, e che la responsabilità è propria, molti stanno
veramente male. Ho ricevuto telefonate di donne che dopo 10/15 anni di distanza
dall’aborto procurato sono cadute in una depressione tale da non riuscire più a
lavorare, fino a non riuscire più ad uscire di casa».
L’aspetto più sorprendente, e al
tempo stesso sconvolgente, è che lo stress post-aborto colpisce anche gli
uomini quando, anche dopo molto tempo, si rendono conto di non aver accolto la
vita dei loro figli : «Il pensiero si blocca e l’aborto che hanno fatto fare
alla compagna può diventare un chiodo fisso, tanto da non farli progredire nel
loro cammino di vita». Ed è presente anche nei bambini sopravvissuti
all’aborto.
L’aborto è una piaga sociale ed
umana, un dramma che continua ad essere sottovalutato da una cultura intrisa di
relativismo etico che, troppo spesso, propone un modello completamente errato
di libertà, fatto semplicemente di individualismo e totale assenza di
responsabilità. Gli effetti dell’aborto, come ha ricordato la Dott.ssa Foà, non
si ripercuotono solo sulla vita del bambino, che non potrà mai vedere la luce,
ma anche su quella dei genitori, che, nel loro cammino personale, saranno
inevitabilmente accompagnati da un macigno che continuerà a pesare sulle loro
coscienze. In questa pagina abbiamo raccolto un elenco di studi scientifici
sulla “sindrome post-aborto”, consigliato anche questo sito web specifico.
Nessun commento:
Posta un commento