LA CONTRACCEZIONE FAVORISCE L'ABORTIVITÀ - Al Congresso Mondiale di
Ginecologia e Ostetricia, il dott. Renzo Puccetti ha presentato uno studio che
mostra la crescita parallela di aborti ed infezioni da clamidia al crescere
delle prescrizioni della pillola di Antonio Gaspari
ZI12101001 - 10/10/2012
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http://www.zenit.org/article-33097?l=italian
ROMA, mercoledì, 10 ottobre 2012
(ZENIT.org) - In questi giorni si sta svolgendo a Roma il congresso mondiale di
ginecologia e ostetricia che vede la partecipazione di migliaia di medici
specialisti esporre le più recenti acquisizioni nel campo della salute
femminile confrontandosi sulle tecniche più appropriate per preservarla o
restituirla. Uno dei temi con più immediate ricadute etiche è quello della
diffusione dei contraccettivi per la limitazione delle nascite, per questo
Zenit ha intervistato il dottor Renzo Puccetti, specialista della società
Medico-Scientifica Promed Galileo.
***
Dr. Puccetti, sappiamo che ha
appena presentato un lavoro al congresso riguardante la contraccezione, ce ne
vuole parlare?
Volentieri, ma prima devo
precisare che lo studio che ho presentato è stato realizzato in collaborazione
col professor Pino Noia del Policlinico Gemelli, il dr. Antonio Oriente,
dirigente del servizio materno-infantile di Messina, il dr. Nicola Natale, già
primario ginecologo dell’ospedale di Lecco e la professoressa Maria Luisa Di
Pietro, dell’Università Cattolica di Roma. Abbiamo condotto uno studio su dati
aggregati esplorando l’abortività degli Stati americani e le variabili che
possono incidere sui livelli complessivi di abortività.
Perché proprio gli Stati Uniti?
Perché è il contesto che offre la
panoramica più completa e affidabile di informazioni.
Quali sono i risultati del vostro
studio?
Abbiamo evidenziato che i livelli
di abortività dipendono da una complessità di fattori, talora tra loro
connessi. Tra questi si devono citare la presenza di minoranze etniche, il
quadro familiare, alcuni indicatori economici.
E la contraccezione?
Quando si esamina la percentuale
d’impiego della contraccezione reversibile ad elevata efficacia, come la
pillola, i cerotti, l’anello vaginale, la spirale e gli impianti sottocutanei
di ormoni a lunga durata, non si rileva alcuna riduzione di abortività. Se poi
andiamo a verificare l’andamento degli aborti con il preservativo, si rileva
che laddove il preservativo è più diffuso, là si osservano più gravidanze non
programmate e interruzioni volontarie di gavidanza.
Risultati sorprendenti, quelli
che lei riferisce.
Sì, ci rendiamo conto che si
possa esserne stupiti, ma lo studio e la conoscenza approfonditi della
letteratura medica rendono questi stessi risultati meno inaspettati di quanto
si potrebbe credere.
Perché?
Per prima cosa perché altri
autori hanno in passato messo in evidenza la correlazione tra contraccezione e
percentuali di abortività. Ad esempio nel febbraio di quest’anno ricercatori dell’Università
di Stoccolma hanno evidenziato la crescita parallela di aborti ed infezioni da
clamidia al crescere delle prescrizioni della pillola. Si può poi citare lo
studio svolto sulla popolazione spagnola che ha evidenziato come il progressivo
impiego di contraccettivi sia stato accompagnato da un altrettanto progressivo
incremento dell’abortività. Lo stesso nostro gruppo di lavoro ha già pubblicato
dati in questo senso sulle riviste scientifiche e li ha presentati e discussi
in occasione di congressi. Oltre ai dati empirici, abbiamo poi modelli in grado
di offrire un razionale ai risultati.
Ci può spiegare meglio?
Certo. Contrariamente a quanto
spesso si è portati a pensare, il comportamento sessuale, come peraltro in
molti altri campi, tende a seguire alcuni schemi che gli studiosi hanno
esplorato ed in molti casi individuato. Uno di questi è la tendenza a
modificare il proprio comportamento sulla base delle conseguenze previste. Una
volta che il soggetto viene esposto all’idea che mediante il contraccettivo
l’attività sessuale non avrà conseguenze sgradevoli (la gravidanza, il contagio
infettivo), tende a ricalcolare l’utilità dell’attività sessuale alla luce dei
nuovi parametri ed a trovarla così
conveniente da indurlo a praticare l’attività sessuale da cui invece si sarebbe
astenuto in mancanza del contraccettivo, si attua quella compensazione del
rischio che è ben riconosciuta in molti ambiti, ma che stenta ad essere ammessa
nel campo della sessualità.
Perché?
Perché dirlo viene percepito come
l’infrazione di un tabù, quello per cui la sessualità non possa né debba essere
sottoposta a vincoli di alcuna sorta.
Vi sono altri risultati dal
vostro lavoro?
Sì, rimanendo nel campo della
contraccezione abbiamo rilevato che il finanziamento della stessa contraccezione
non si associa ad alcuna riduzione del tasso regionale di abortività. Poi
abbiamo rilevato che i valori sono molto importanti. Nei contesti dove è
maggiormente diffuso il sentimento pro-life si registra un’abortività
nettamente inferiore. Inoltre anche la restrizione all’aborto si associa a
tassi di abortività inferiori.
Qualcuno potrebbe dire che
ostacolare l’aborto significa impedire l’auto-determinazione della donna.
Sì, capisco che la si possa
vedere così, ma il fatto che semplici regolamenti che prevedono il consenso
informato da parte dei genitori per la minore che chiede di abortire, oppure la
riduzione dei rimborsi per l’aborto, o ancora la necessità di un periodo di
riflessione prima di procedere all’aborto si associno ad un numero ridotto di
aborti è un indice abbastanza chiaro di come spesso vi sia un’elevata
ambivalenza da parte delle donne che fa sì che basti veramente poco per fare
pendere la bilancia a favore della vita.
Pensare alle donne che abortiscono come ad un’unica categoria in cui l’assoluta
determinazione ad abortire sia la regola è un errore spesso frutto di una
deformazione ideologica della realtà.
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