Stati vegetativi, linee-guida non applicate di Lucia Bellaspiga, 2
ottobre 2012, http://www.avvenire.it/
«Mi auguro che il prossimo passo sarà di
attuare pienamente l’accordo Stato-Regioni» stipulato nel 2011, cioè che emerga
«la capacità delle Regioni di attuare le linee guida a misura delle persone in
stato vegetativo». È nell’augurio formulato dall’ex sottosegretario Eugenia
Roccella che si sintetizza l’auspicio dell’intero associazionismo perché il
sistema Italia ora passi dalle parole - giuste, importanti - ai fatti. E «Linee
guida sugli stati vegetativi: dall’annuncio ai fatti» è proprio il titolo del convegno
con cui ieri a Bologna si è aperta la settimana che culminerà nella Giornata
nazionale dei Risvegli di domenica 7 ottobre. Quante sono ad oggi le Regioni
che hanno recepito tali linee guida? Qual è la risposta concreta a bisogni che
non possono aspettare e a famiglie che, senza un aiuto, si ammalano insieme al
loro caro? «Il Libro Bianco sugli Stati vegetativi del 2010 è il risultato di
un impegno enorme, ma ovviamente non basta», ha detto Fulvio De Nigris,
direttore del Centro Studi per la ricerca sul Coma - Gli amici di Luca onlus.
«C’è tutta una condizione delle gravi cerebrolesioni che non è raccontata,
penso al percorso silenzioso e quotidiano della riabilitazione a domicilio, di
fronte al quale le istituzioni non si assumono le proprie responsabilità».
Quante famiglie, messe alla porta dopo il ricovero in ospedale nella fase
acuta, sono tuttora invitate a cercarsi una struttura di lungodegenza? «Ecco
perché sabato le associazioni, come sentinelle, faranno la prima Conferenza
nazionale di Consenso: proporremo noi il percorso di cura e gli standard di
qualità che rispondono alle vere esigenze».
Le linee guida «sono un punto di
svolta», ha ribadito anche Roberto Piperno, direttore di Medicina riabilitativa
dell’Ospedale Maggiore di Bologna, illustrando una tendenza che sta mutando il
mondo delle gravi cerebrolesioni: «Sempre meno sono ragazzi giovani e sempre
meno venuti da un incidente. La maggior parte oggi sono persone anziane e
colpite da emorragie cerebrali o arresti cardiaci. Questo fa sì che il ruolo di
cura dei genitori quasi sparisce e aumenta il problema della solitudine». Il
tutto, poi, in un contesto che spesso parla di «futilità delle cure», come a
dire che per persone in stato vegetativo tutto sommato non vale la pena darsi
pensiero... Contro tali derive che potrebbero aprire a scenari inquietanti,
continua Piperno, «le linee guida sono epocali: sono il primo atto normativo
che riconosce una specificità delle persone in stato vegetativo come un
sottoinsieme che, all’interno delle gravi cerebrolesioni, ha bisogni speciali».
Tanto più che «da dieci anni con
evidenza crescente la scienza ci continua a dimostrare che un’attività
cerebrale è quasi sempre presente». «A volte le parole non sono innocenti»,
conferma Adriano Pessina, ordinario di Filosofia morale alla Cattolica di
Milano -. Scandalosa ad esempio è la confusione che si fa tra persone in stato
vegetativo e il fine vita. La questione degli stati vegetativi è il vero banco
di prova per il concetto di disabilità, la quale aumenta o diminuisce a seconda
di quanto l’ambiente è in grado di rispondere alle loro esigenze». A giorni
Cristina Magrini, in stato vegetativo da 31 anni, e suo padre Romano
inaugureranno Casa Cristina, accolti nel «Villaggio della Speranza» di Bologna:
un esempio all’avanguardia di residenzialità familiare che apre la strada al
futuro.
Nessun commento:
Posta un commento