DISABILITÀ E POLITICA - Le associazioni: «Sla, lo sciopero è rischio
mortale» - 12 novembre 2012 - http://www.avvenire.it/
«Siamo molto preoccupati per i
malati di Sla. Se si dovesse ripetere un altro sciopero della fame, alcuni di
loro potrebbero morire». Pietro Barbieri, presidente della Fish, Federazione
italiana per il superamento dell’handicap, comprende le ragioni della protesta
e lancia l’allarme per la situazione drammatica dell’assistenza. Soprattutto
quella che riguarda i disabili più gravi. Se però la situazione non cambierà, i
responsabili delle associazioni che raggruppano le persone malate non
nascondono le loro preoccupazioni.
Come ha fatto ieri, attraverso un
comunicato, Salvatore Usala, malato di Sla, segretario del Comitato 16
Novembre, sardo, a casa del quale nelle scorse settimane si erano recati i
ministri del Welfare, Elsa Fornero e della Salute Renato Balduzzi, promettendo
l’impegno a recuperare i fondi per la non autosufficienza, cancellati dal
precedente governo Berlusconi: «L’annunciata ripresa della protesta rischia di
mettere a rischio le vite più deboli.
E sono la maggior parte». Un
annuncio grave, che si somma alla volontà di non accontentarsi delle promesse.
Nonostante le ripetute dichiarazioni del ministro Grilli – «i fondi li abbiamo
trovati» – e il recupero da parte del Parlamento di 900 milioni, una parte dei
quali potrebbero essere destinati proprio al ripristino del fondo, i malati di
sla hanno paura di non portare a casa nulla di concreto. Così, oltre allo
sciopero, faranno un presidio davanti al ministero delle finanze a Roma. Usala
parla di possibili "incidenti", se non verranno accolte le richieste
del Comitato in tempi brevissimi.
Perché è chiaro che , come spiega
Carlo Giacobini, portavoce di Fish: «I malati di Sla iniziano a fare lo
sciopero della fame da una condizione profondamente debilitata. I danni che può
comportare la non nutrizione anche solo per pochi giorni possono essere
irreversibili». Le stesse parole sono state pronunciate da Mario Melazzini, neo
assessore alla sanità della Regione Lombardia, che è stato prima di questa
nomina alla guida dell’Aisla, una delle associazioni nazionali che si occupano
del riconoscimento dei diritti delle persone malate di sclerosi laterale
amiotrofica: «No a questa forma di protesta – aveva detto – sì a un tavolo di
concertazione per arrivare a un accordo sull’assistenza ai malati». Il secondo
fronte difficile è infatti quello politico, come sottolinea ancora Giacobini:
«La politica, di fronte a una iniziativa del genere, potrebbe formulare una
risposta di retroguardia. Del tipo: "diamo loro i soldi che chiedono e
facciamoli stare zitti"».
E si tratterebbe di un evidente
passo indietro. I numeri parlano chiaro: nel 2008 il Fondo per la non
autosufficienza, istituito in via sperimentale per fornire sostegno a persone
con gravissima disabilità e ad anziani non autosufficienti, e favorirne una dignitosa
permanenza presso il proprio domicilio poteva contare su 300 milioni di euro
(400 per il 2009 e per il 2010). Nel 2013 il finanziamento è pari a zero.
«Siamo ultimi in Europa in termini di spesa rispetto anche ai Paesi della ex
cortina di ferro. - riprende Barbieri - Dietro di noi ci sono solo Paesi come
Cipro e la Grecia. I fondi tagliati dal precedente governo hanno ridotto i
servizi del 37 per cento».
Ci sono città come Torino che,
non avendo destinato altri soldi all’assistenza, hanno tagliato del 30 per
cento. Punto. La protesta del Comitato 16 novembre nasce dunque dalla
disperazione che coinvolge malati e famiglie: «Sono soprattutto le donne, madri
e mogli che si devono sobbarcare il lavoro di cura», dice ancora Barbieri.
Prime vittime dei tagli sia oggi che domani: «Perché costrette a lasciare il
lavoro con 15, 20 anni di contributi - specifica Giacobini - senza nessuna
possibilità di fare altro che assistere il proprio familiare, senza soldi,
senza lavoro. Una situazione drammatica».
Francesca Lozito
Nessun commento:
Posta un commento