01/02/2011 - FILIPPINE - La legge pro-aborto cambia nome e verrà approvata. Protestano i cattolici filippini - Si chiamerà legge per la paternità responsabile e non più legge di salute riproduttiva, ma resteranno invariate le contestate norme a favore dei contraccettivi. Vescovi: qualsiasi sia il nome della proposta i politici devono scegliere se promuovere la vita o la morte.
Manila (AsiaNews) – Il contestato disegno di legge sulla salute riproduttiva è passato ieri all’apposita commissione del parlamento di Manila e in febbraio verrà presentato alla camera dei deputati per l’approvazione definitiva. Per non urtare il sentimento dei cattolici il provvedimento non si chiamerà più “legge di salute riproduttiva”, ma legge “per la paternità responsabile”. Infatti, nonostante gli sforzi dei cattolici e da ultimo del presidente Aquino, resteranno in vigore le disposizioni controverse che permettono l’utilizzo di contraccettivi considerati abortivi. I vescovi contestano la decisione e annunciano che abbandoneranno il tavolo d'intesa iniziato con il governo. Attraverso una lettera pastorale pubblicata oggi, il presidente della Conferenza episcopale mons. Nereo Odchimar sottolinea che qualsiasi sia la proposta di legge “i politici filippini devono scegliere tra il promuovere la vita o la morte”. Per i prelati il disegno approvato dalla commissione “non rispetta la morale che è al centro della cultura filippina”. “La legge – affermano – è il prodotto dello spirito del mondo invaso dal secolarismo e dal materialismo spirituale che considera la morale come un insegnamento che cambia secondo le epoche storiche”.
I vescovi contestano l’ambiguità della legge realizzata con lo scopo di fermare la sovrapopolazione ed eliminare la povertà, ma senza andare alla radice delle reali cause di questi fenomeni. “Secondo le statistiche statali – sottolineano – il nostro Paese non è sovrappopolato, ma affetto da una eccessiva disparità tra nuclei urbani e rurali”. Inoltre per i prelati non esiste correlazione tra il numero eccessivo di abitanti e la povertà. “Essa – affermano - è causata invece da politiche di sviluppo sbagliate, corruzione, disparità sociali e pochi investimenti in scuole e infrastrutture”.
I vescovi annunciano che concentreranno i loro sforzi a sostegno della verità, della libertà di coscienza e combatteranno contro qualsiasi minaccia alla vita e ai valori.
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