giovedì 28 aprile 2011

Alla Chiesa piace Darwin ma non i darwinisti di Stefano Fontana, 22 Febbraio 2009, da http://www.loccidentale.it

Quando la Chiesa parla di evoluzionismo è interessata ad un problema teologico ed anche ad uno politico, nel senso ampio del termine, naturalmente. Tutti i veri problemi teologici hanno anche formidabili risvolti politici, a cominciare da quello del peccato originale, che è implicato dall’evoluzionismo. Se così non fosse, il cristianesimo non avrebbe niente da dire a questo mondo e i suoi dogmi sarebbero solo miti. La Chiesa si interessa all’evoluzionismo perché le sta a cuore tener per fermo che il mondo non è frutto del caso (né della necessità) e che non è vero che noi uomini non potremmo essere meglio di come siamo, come appunto sostiene l’evoluzionismo naturalistico.
Come nota Robert Spaemann: «Il peccato originale presuppone una metafisica della creazione, mentre il moderno naturalismo cerca solo i nessi funzionali tra i fenomeni naturali, considerandoli “etsi Deus non daretur”». L’eliminazione del peccato originale ha un forte significato politico: possiamo  eliminare il male dalla nostra società unicamente con le nostre forze, la politica può costruirsi considerando il cristianesimo solo utile e non più necessario. Il peccato originale  ritiene che i difetti umani siano una dote. Anche l’evoluzionismo naturalistico lo pensa, solo che colloca tali difetti a livello dei “geni”, e quindi li considera come qualcosa che è possibile correggere mediante interventi nostri sulle strutture biologiche, sociali e politiche. Il peccato originale può essere vinto dall’uomo senza bisogno di salvatori. Nascono da qui tutti gli incubi delle rivoluzioni e dei tentativi di “rieducare” l’uomo fino a fargli assumere una nuova natura, riplasmarlo, in altri termini. Rousseau insegna. Nascono anche tutte le forme di “darwinismo sociale”, che in fondo rientrano in questa utopia dell’uomo nuovo, non più alienato. L’uomo non ha più una natura e quindi nemmeno una natura corrotta. L’uomo è frutto di un processo funzionale, che si può gestire impadronendosi delle sue leggi.
A questa concezione la Chiesa oppone la verità rivelata, ma anche il buon senso. Come è possibile, ha detto più volte Benedetto XVI, che dal caso e dalla necessità ad un certo punto sia nata l’intelligenza? Se, come scrive Jean-Marie Schaeffer, «l’unità dell’umanità è quella di una specie biologica» e se «le culture sono molte, non solo perché le culture umane sono diverse, ma anche perché la cultura umana non è la sola cultura animale» (p. 19), vien da chiedersi perché queste affermazioni sono fatte da un uomo e solo da un uomo? Per ridurre l’umano, bisogna avere, anche solo implicitamente, una visione più ampia dello spazio ridotto. Non si riduce lo spazio dall’interno dello spazio ridotto, ma dall’esterno. Non si riduce se non essendo di più di quanto si riduce. Per adoperare ancora le parole di Spaemann: «l’uomo moderno pensa di non poter andare oltre se stesso, ma come fa a saperlo senza andare oltre se stesso?».
La Chiesa crede nella creazione, ma non accetta il creazionismo. Con questa parola si intende la tesi secondo cui la creazione sarebbe venuta secondo la descrizione che ne fa la Bibbia. E’ la pretesa di fare della Genesi un testo scientifico, il che è sbagliato. Il creazionismo non ha niente a che fare, quindi, con l’idea – filosofica o religiosa – dell’esistenza di un Creatore che ha fatto il mondo dal nulla e che lo governa. Il creazionismo pretende di essere una tesi scientifica, ma non lo è. L’idea di un Dio Creatore non pretende di essere una tesi scientifica, ma filosofica o religiosa. Non è corretto, quindi, rigettare con il creazionismo anche l’idea della creazione. Capita invece che l’evoluzionismo sia inteso non solo come contrapposto al creazionismo, ma anche all’idea di creazione. Nelle scuole deve essere possibile parlare di creazione, come ne hanno sempre parlato tutti i filosofi e come ne parlano le religioni. Mentre spesso in nome dell’evoluzionismo si vieta di diritto o di fatto di parlare di creazione. Era successo per esempio il 4 ottobre 2007, quando il Consiglio d’Europa, con una specifica Risoluzione corredata da una Nota esplicativa, ha invitato gli Stati membri ad “opporsi fermamente” all’insegnamento nelle scuole del creazionismo come disciplina scientifica sostenendo che “la teoria dell’evoluzione non ha niente a che fare con la rivelazione divina, ma è fondata sui fatti”. Ecco un esempio di darwinismo adoperato politicamente. Si ha darwinismo ogni qualvolta si assegna alla teoria dell’evoluzione un significato superiore a quello strettamente scientifico. La Chiesa, come si oppone al creazionismo, si oppone anche al darwinismo, una ideologia che intende trasformare una tesi scientifica in una filosofia o addirittura in una religione.
Per evitare le stesse confusioni, la Chiesa non avalla nessuna ipotesi dell’Intelligent Design, secondo cui è possibile che la scienza dimostri che la teoria dell’esistenza di un progetto nella natura dia maggiormente ragione dei fenomeni naturali che non la teoria dell’evoluzione. Spetterà alla scienza stabilire se questa teoria è vera o no. Ciò non ha però nessuna relazione con la possibilità dell’intelligenza metafisica umana di leggere nelle cose un disegno e di risalire ad una Causa Intelligente di esso.
Quando nella Humani generis (1950) Pio XII stabiliva non esserci contrasto tra teoria scientifica evoluzionistica e creazione del mondo da parte di Dio già chiariva i due livelli della questione: scientifico e filosofico-religioso. A ciò egli aggiungeva che l’anima, però, è creata immediatamente da Dio. Alla negazione di ciò porta, invece, l’attuale riduzionismo antropologico legato all’ideologia darwinista. Ci sono molti esempi di questo – basti leggere le opere di Edoardo Boncinelli – ma uno dei più interessanti è la separazione tra intelligenza e spiritualità. Agostino o Tommaso adoperavano l’argomento dell’intelligenza per dimostrare la spiritualità dell’uomo, sostenendo che se non fosse spirito egli non potrebbe nemmeno essere intelligente. Oggi tutte le facoltà umane, anche le più elevate, tendono a venire spiegate in termini biologici o neuronali. E’ scienza o ideologia? Molti articoli che commemorano in questi giorni i 200 anni dalla sua nascita, cercano di separare Darwin dal darwinismo. E’ quello che la Chiesa ha sempre cercato di fare.

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