Sopravvive la neonata più piccola del mondo Germania, Avvenire, 24 aprile 2011 - La storia di Frieda: è venuta al mondo a sole 21 settimane, pesava 460 grammi ed era lunga 28 centimetri. Ma ce l’ha fatta lo stesso È la prima volta che una bambina così prematura riesce a salvarsi di Carlo Bellieni
La gravidanza di solito dura 40 settimane. La piccola Frieda è nata dopo appena 21; e 6 mesi dopo sta bene, secondo quanto affermano i medici. È accaduto a Fulda, in Germania. Quando è nata, Frieda misurava appena 28 centimetri e pesava solo 460 grammi. Uno scricciolo minuscolo ma dalla forza straordinaria: la piccola ha lottato con coraggio per vivere. E ce l’ha fatta. Ora Frieda sembra quasi una neonata “comune”: pesa 3,5 chili ed è lunga 50 centimetri. Tanto da poter finalmente lasciare l’ospedale e l’ambiente sterile in cui è stata tenuta per tornare a casa. Non solo, secondo fonti dell’ospedale, la piccola dovrebbe avere uno sviluppo normale.
Non si erano ma verificati casi di sopravvivenza di bambini così piccoli. Anche perché tanti protocolli impongono di lasciarli morire senza una chance. E sicuramente non mancherà qualche commentatore “illuminato” che parlerà di accanimento terapeutico, ma che volete farci, i protocolli sono carta, la medicina fa passi da gigante e i critici hanno dovuto tacere. Detto questo, tre osservazioni. La prima è che non ci si deve illudere: nascere piccolissimi comporta un rischio di morte e di disabilità alti. I genitori devono saperlo per non sperare in una medicina miracolistica. Certo che questi rischi non dovrebbero far tralasciare l’obbligo ippocratico di dare a tutti una chance, che evidentemente i medici tedeschi in questo singolo caso avevano ritenuto possibile. Sempre che ci sia una possibilità razionale legata allo sviluppo e alle condizioni del bimbo.
Seconda cosa da rilevare è che, come riporta l’ultimo numero di “Pediatrics”, esiste una chiara tendenza, almeno in Usa e Canada, a decidere se rianimare o meno i prematuri anche più grandi di Frieda, non sulla base del loro interesse reale, ma spesso soppesando altri fattori, come l’età della madre e lo stato sociale dei genitori. E questo non possiamo accettarlo perché le cure vanno fatte solo ed esclusivamente nell’interesse del paziente. Terzo punto è che, dato che la legge 194 sull’interruzione di gravidanza impone (salvo in caso di rischio per la vita materna) di non praticare aborti se il feto ha possibilità di sopravvivere, è chiaro che questa nascita ha fatto spostare questo limite sotto le 22 settimane, dato che la legge non parla di “certezza”, ma di “possibilità” di vita autonoma del feto.
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