AUTONOMIA DEL PAZIENTE E LIBERTA’ PROFESSIONALE DEL MEDICO - Pubblicato il 21 aprile 2011 da http://www.blogscienzaevita.org/
Si registra il rischio immanente che il parametro di riferimento per la valutazione della validità dell’atto medico s’identifichi in maniera sempre più inesorabile nel rispetto – non sempre ineccepibile sul piano dell’efficienza diagnostico-terapeutica – delle opzioni espresse dal paziente piuttosto che della vantaggiosità dei risultati prodotti o conseguibili, con netta prevalenza degli aspetti deontologici su quelli tecnico-scientifici, aspetti pur tra loro intimamente connessi nella realizzazione di un equilibrato rapporto medico-paziente.
Il medico che si lasci suggestionare da pressanti sollecitazioni del paziente, come può accadere, ad esempio, per talune prestazioni della pratica odontoiatrica o di chirurgia estetica, aderendovi anche in assenza di effettivi motivi di opportunità tecnico-scientifica, si assume totale responsabilità di tali scelte anche se richieste con particolare insistenza dal paziente, posto che la riconosciuta autonomia della sua professione gli consente (e talora lo obbliga) di rifiutare trattamenti contrari ai suoi convincimenti scientifici e alla sua sensibilità etico-religiosa.
Ma se è vero che l’indipendenza intellettiva e la libertà scientifica del medico rappresentano diritti per lui irrinunciabili sui quali si fonda la vera e più elevata essenza della sua professione, è altrettanto vero che tale indipendenza è di fatto temperata dagli stessi precetti etici della professione, che impongono al medico, in un rapporto umanamente paritario con il paziente, una costante vicinanza a lui che lo spinga, proprio per le intrinseche finalità filantropiche della medicina, a fare più sforzi conciliativi verso i suoi intendimenti e comportamenti, non sempre oggettivamente orientati verso il suo bene, di quanto sappia o voglia fare lo stesso paziente.
Tutto ciò non significa, però ed ovviamente, che il medico debba abdicare (in ciò irragionevolmente rinunciando al suo diritto-dovere di autonomia professionale), in un malinteso spirito di vicinanza al paziente e alle sue sofferenze, al proprio mandato di cura nella più ampia accezione di assistenza aderendo a richieste di soluzioni dannose o peggio ancora di cooperazione per la morte.
Claudio Buccelli, Ordinario di Medicina Legale, Università degli Studi di Napoli Federico II e Presidente della Federazione nazionale dei comitati di etica (Fnace)
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