venerdì 20 maggio 2011

«Morte degna», la Spagna s’interroga sulla legge-truffa - Alicia Latorre non ha dubbi sull’inganno che si nasconde dietro il testo sulle cure palliative - Per la presidente della Federazione spagnola associazioni pro-life sotto la promessa di una fine «umanizzata» si celano interessi economici e si vuole ingenerare confusione. «La gente è preoccupata per l’alto tasso di disoccupazione - Una legge simile può sfruttare il momento che attraversa il Paese» - Intervista di Michela Coricelli, Avvenire, 19 maggio 2011

E’ la vecchia strategia delle menzogne. Usano degli eufemismi, ma non ci ingannano: è la cultura della morte. Dietro a questo progetto di legge, si nasconde l’eutanasia». Alicia Latorre non ha dubbi. La presidente della Federazione spagnola associazioni pro-life odia i mezzi termini, le parole non dette, le ambiguità: per lei – come per migliaia di spagnoli – la bozza della legge sulla cure palliative e la cosiddetta «morte degna», approvata dal governo di José Luis Rodriguez Zapatero, è il primo passo verso il tentativo di legalizzare l’eutanasia.
Anche se l’esecutivo nega: «Non si tratta di eutanasia, né attiva né passiva», assicurano al ministero della Sanità.
Che cosa vi preoccupa del progetto?
Non è vero che l’obiettivo è ridurre il dolore del malato terminale con cure palliative, un fatto assolutamente positivo.
In realtà la normativa regolarizzerebbe il ricorso alla sedazione in dosi nettamente superiori a quelle necessarie, provocando la morte. Un fatto è che i sedativi possano ridurre la durata della vita di un malato: questo è un rischio che rientra nella medicina, perché comunque la morte interviene in modo naturale. Cosa ben «È
diversa è approvare l’uso di una sedazione così forte da troncare la vita del paziente.
Sulle cure palliative sono tutti d’accordo…
Certo, anche noi. Sono un passo in avanti straordinario per l’umanizzazione della medicina, ma quando parliamo di cure palliative bisogna considerare il malato a livello integrale. Il governo, però, ha prostituito questa definizione: vogliono far passare la sedazione terminale come morte degna. E questa è una prassi eutanasica.
Accusa il governo di creare, appositamente, una certa confusione linguistica?
Confondono, per mascherare la cultura della morte. Noi denunciamo l’uso di eufemismi, di termini che sembrano positivi come «morte degna». Chi potrebbe essere contrario?
Paradossalmente, sembra un linguaggio caritatevole, pieno di compassione per il malato che soffre. In realtà pensiamo che dietro ci siano molti interessi, ideologici ed economici.
Chi potrebbe essere interessato economicamente alla «morte degna»?
Con l’aborto accadde così: visto che i medici erano obiettori, spuntarono le cliniche private. In questo caso non ci sono cliniche in vista. Ma lo Stato è interessato perché risparmierebbe molto sull’assistenza sanitaria. E poi ci sono associazioni private che potrebbero rinforzarsi con questa normativa.
La società spagnola ha bisogno di questa legge?
È una normativa inutile. In Spagna esiste da tempo la possibilità di rifiutare un trattamento medico o un intervento chirurgico. Esiste il consenso informato.
Noi diciamo che la dignità della persona non dipende né dalla malattia né dalla sua vecchiaia. Ovviamente siamo contrari all’accanimento terapeutico, ma la cultura della morte non fa altro che disprezzare l’essere umano proprio quando è più debole. Il testo è stato parcheggiato per mesi, poi il governo lo ha ritirato fuori a sorpresa, approvando la bozza preliminare.
Perché tanta fretta?
Penso che stiano deviando l’attenzione dalla legge sull’aborto, attualmente all’esame del Tribunale costituzionale. E poi in Spagna abbiamo il record di disoccupazione europea. La gente è stufa, il governo ha perso credibilità. Una legge sulla morte degna, in questo momento, non farebbe troppo scalpore, sfruttano la confusione.
Cosa pensano i medici della prima bozza?
Chi lavora quotidianamente con i malati terminali sa come usare i sedativi. Questa legge sta creando malumore e veri conflitti tra il personale sanitario. Ci sono professionisti che temono che l’approvazione del testo li obblighi a portare avanti delle scelte che non condividono. Molti si dichiareranno obiettori.

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