La Svizzera rilancia il suicidio assistito di Danilo Quinto, 19-05-2011, da http://www.labussolaquotidiana.it
Può trascorrere parecchio tempo prima che sopraggiunga la morte. Anche qualche decina di minuti. Di sussulti. Dipende dalla resistenza individuale e da un insieme di particolari tecnici, ad esempio il fatto che il sacchetto di plastica che copre la testa ed è allacciato al collo, sia ben chiuso. Si muore per soffocamento, quando i polmoni respirano solo elio. E’ una delle forme di morte che mette in atto Dignitas – i nomi, a volte, sono tutto un programma – l’organizzazione che in Svizzera ha l’obiettivo di ''assicurare ai suoi membri una vita e una morte dignitose, valori a cui ogni essere umano ha diritto'', dice lo statuto.
Con la recente decisione scaturita dal referendum – vinto a larghissima maggioranza - che si è tenuto nel cantone di Zurigo, è stato confermato il diritto di morire anche per i non residenti. In Svizzera si registrano in media 1.400 suicidi all’anno, pari al 2,2% del totale dei decessi. Secondo le cifre fornite dall’associazione Dignitas, l’organizzazione ha accompagnato alla morte, fino alla fine del 2010, un totale di 1.138 persone, di cui 592 provenienti dalla Germania, 118 dalla Svizzera, 102 dalla Francia, 18 dagli Stati Uniti e 16 dalla Spagna. Gli italiani che si sono recati in Svizzera per morire sono stati 19 ed è prevedibile che, dopo questa decisione, il numero s’incrementi. Non è infatti ragionevole pensare che la legge sul testamento biologico attualmente in discussione nel nostro Paese – che ha subito un iter contorto e niente affatto chiaro – possa costituire un deterrente rispetto al diffondersi di una cultura così pervasiva della libertà di disporre della propria vita.
A Dignitas, si versa una tassa d'iscrizione una tantum di 200 franchi svizzeri (circa 160 euro), una quota annua minima di 80 franchi. Poi si redige un testamento biologico in cui si dichiara di voler morire dignitosamente e si viene assistiti. Delle morti vengono prodotti dei filmini, inviati poi alla procura federale come prova di non aver commesso crimini. L'aiuto al suicidio passivo è autorizzato soltanto se il paziente compie da solo il gesto finale. Nessuno può indurlo a bere, né passargli la dose. Infatti, di solito, l’assistenza al suicidio viene data con il pentobarbitale sodico, uno stupefacente, per cui occorre la prescrizione medica. L’uso dell’elio è più sbrigativo, non richiede di rivolgersi ad un medico e può essere acquistato liberamente.
Sembra che la tecnica dell’elio sia stata messa a punto negli Stati Uniti, da Derek Humphry, membro del Final Exit-Network, che nel 1992 diffuse un manuale contenente le indicazioni per suicidarsi (“Eutanasia: uscita di sicurezza”), per poi pubblicare il volume intitolato Liberi di morire, nel quale scrive che il trascorrere degli anni aiuterà la causa della libertà del morire: "Con lo scomparire di quelle generazioni che hanno attraversato le barbarie del ventesimo secolo, le sue due guerre mondiali, le bombe atomiche, i genocidi, le devastazioni ambientali e i suoi stili di vita irrispettosi dell’ambiente, le nuove generazioni saranno capaci di guardare alle decisioni sulla morte con più buon senso e compassione".
Il suicidio assistito, oltre che in Svizzera, è depenalizzato in Spagna e Svezia, legale nell’Oregon, nei Paesi Bassi, nel Belgio. Sono decine nel mondo, le organizzazioni e associazioni private che diffondono nei loro paesi la cultura suicidiaria ed eutanasica. Sono presenti in Israele, India, Giappone, Zinbabwue, Sudafrica, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Stati Uniti, Colombia. Innumerevoli sono quelle europee, in Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Regno Unito, Svizzera, Svezia, Italia. Nell’Evangelium Vitae, Giovanni Paolo II scriveva: “(…) la nostra attenzione intende concentrarsi, in particolare, su un altro genere di attentati, concernenti la vita nascente e terminale, che presentano caratteri nuovi rispetto al passato e sollevano problemi di singolare gravità per il fatto che tendono a perdere, nella coscienza collettiva, il carattere di «delitto» e ad assumere paradossalmente quello del «diritto», al punto che se ne pretende un vero e proprio riconoscimento legale da parte dello Stato e la successiva esecuzione mediante l'intervento gratuito degli stessi operatori sanitari”.
E’ quello che sta avvenendo, con risvolti inediti rispetto al passato, soprattutto nell’Europa secolarizzata, dove associazioni ed organizzazioni agguerrite e ricche di risorse economiche sbandierano la libertà individuale come sommo bene, tentando di sopprimere il diritto primario alla vita, che l’individuo, per diritto naturale, coltiva sin dalla nascita.
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