lunedì 2 maggio 2011

L’AUTODETERMINAZIONE ASSOLUTA IMPLICA NEGAZIONE DELLA LIBERTA’ DELL’ALTRO - Pubblicato il 27 aprile 2011 da http://www.blogscienzaevita.org/

La libertà non può essere un atto meramente autoreferenziale: ogni essere umano vive inevitabilmente ‘con’ gli altri; l’alterità ci precede (nasciamo da altri) ed è la condizione costitutiva della nostra identità (viviamo nella famiglia, nella società). La libertà è chiamata a misurarsi con la libertà degli altri. E’ in questo significato che la libertà si inserisce in una prospettiva universalistica che consente di comprendere il senso autentico della libertà: bisogna rinunciare a ‘tutta’ la libertà affinché la libertà sia di ‘tutti’. La libertà come autodeterminazione assoluta implica inevitabilmente la negazione della libertà dell’altro: il significato autentico di libertà si delinea nel riconoscimento razionale e responsabile dell’altro come limite E’ nell’ambito della antropologia relazionale che si comprende il senso autentico della ‘autonomia’, che non va confusa superficialmente con la autodeterminazione: l’autonomia non è arbitrio della decisione, ma è scelta razionale, consapevole, competente nel riconoscimento del bene oggettivo-soggettivo della vita e della salute.

Riconoscere l’altro come limite alla propria libertà non significa solo ‘non danneggiare l’altro’, ossia non interferire con l’altrui libertà. Riconoscere l’altro come limite significa rispettare, ontologicamente, anche chi non è in grado di esercitare la propria libertà, a causa della immaturità di sviluppo, del decadimento fisico, di patologie permanenti e transitorie. Ogni essere umano è chiamato a fare posto all’altro, limitando la sua libertà, di fronte a qualsiasi uomo, solo per il fatto che ‘è’ uomo: l’eventuale esclusione di chi non esercita la libertà (non ancora o non più) significherebbe disuguaglianza, discriminazione, dunque negazione dei diritti umani. Al diritto non interessa che l’uomo dia prova e dimostri di essere libero: la dignità è un ‘dato naturale’ da riconoscere intrinsecamente, non una qualificazione estrinseca da attribuire.

La libertà è responsabile rispetto agli altri e rispetto a se stessa. Anche la scelta di chi in modo lucido e competente dispone di sé, della propria vita e salute, è moralmente problematica: sia se richiede l’aiuto di altri (in quanto impone il proprio volere, non rispettando l’altrui libertà-responsabilità terapeutica), sia se non richiede l’aiuto di altri (in quanto introduce nella società una distinzione tra vite degne e non degne, ritenendo la propria non degna di essere vissuta).

Laura Palazzani, Ordinario di Filosofia del diritto, Lumsa

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