martedì 3 maggio 2011

UN DESIDERIO CHE SFIDA L'ETICA di Boniolo Giovanni, Corriere della Sera di domenica 1 maggio 2011

E’ un dato di fatto che si possono migliorare artificialmente le proprie prestazioni fisiche e che sempre più si potrà farlo. Eppure è una questione cui non si presta la dovuta attenzione, forse per la sua complessità: ci sono miglioratori» chimici preparati appositamente (sildenafil, tadalafil, vardenafil) e altri usati in modo diverso da quello originario (metilfenidato); miglioratori biomeccanici (protesi articolari); miglioratori chirurgici (chirurgia estetica); miglioratori genetici (già banditi dalla World Anti-Doping Agency). Ci sono miglioratori vietati dalla legge sportiva (sostanze dopanti), altri dalla legge dello Stato (cocaina); alcuni ammessi sempre (caffeina), altri in certi casi (solo con prescrizione medica). Che fare? Legiferare? Possibile. Ma tutti sappiamo che la legge non frena un comportamento collettivo, specie se di moda E poi non si risolvono questioni etiche a colpi di norme giuridiche. E qui vi è soprattutto un problema di . , etica che deve anche tener conto che, se fino a poco tempo fa la medicina era Chi vuole pensata solo in termini di «migliorare» cura, ora la stessa pratica g sociale (e non i filosofi o i dovrebbe pagare politici) ha cambiato le i costi sanitari carte: al medico (o al biomedico) si chiede di più: delle conseguenze anche miglioramenti non necessariamente o facilmente inquadrabili come terapeutici. Ma ogni miglioramento è moralmente lecito? Lasciamo da parte i miglioramenti (non tramite allenamento) nello sport: qui la faccenda ha tratti del tutto peculiari. Ma nella vita quotidiana? Forse bisognerebbe partire dal principio che ognuno è responsabile della propria vita e quindi agire nel senso della liberalizzazione. Comunque serve sicuramente un'adeguata e corretta informazione sulle conseguenze pericolose per la salute. Forse avrebbe senso che chi sceglie, in modo del tutto consapevole, di ricorrere al miglioramento artificiale, poi si assumesse pure la responsabilità economica delle conseguenze dannose e quindi del suo utilizzare le strutture sanitarie. Sicuramente varrebbe la pena iniziare fin d'ora il dibattito. Tuttavia, dovrebbe essere senza grida e senza slogan, ma informato e razionale. Sfortunatamente, proprio questo pare essere l'aspetto meno condiviso. *Cattedra di Filosofia della scienza, Facoltà di Medicina, Università di Milano & IFOM, Milano

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