Così gli scienziati truccano le ricerche - Un censimento delle
pubblicazioni mostra una crescita allarmante di frodi, truffe e piraterie nelle
ricerche. Un numero ancora basso (lo 0,01%) ma che si è decuplicato in 30 anni.
La concorrenza impone di arrivare sempre primi. E c'è chi bara di ELENA DUSI – 3
ottobre 2012, http://www.repubblica.it/
NON SEMPRE camice bianco è
sinonimo di mani pulite. Un censimento delle pubblicazioni scientifiche in
medicina e biologia ha rivelato l'aumento di esperimenti macchiati da frode,
falsificazione dei dati, visite a pazienti immaginari, ritocco delle immagini
di laboratorio.
Il fenomeno è nel complesso modesto.
Dei 25 milioni di articoli pubblicati su riviste mediche dal 1940 al maggio
2012, quelli ritrattati (cioè ritirati per errori gravi o frodi) sono 2.047. In
percentuale però il numero di studi depennati è quasi decuplicato tra 1976 e
2007. Allora lo stigma della ritrattazione colpiva 10 articoli su un milione.
Oggi si è arrivati a 96. E quel che è più grave, secondo il censimento di
Proceedings of the National Academy of Sciences, è che solo uno studio su tre
viene ritirato per uno sbaglio commesso in buona fede. In due terzi dei casi è
con l'intento di ingannare che i dati scientifici vengono manipolati.
L'obiettivo, come nello sport, è arrivare primi per aggiudicarsi credito in un
mondo della scienza sempre più competitivo e a corto di fondi.
Le note pubblicate dalle riviste
per annunciare una ritrattazione sono spesso generiche, scritte in modo confuso
per non far trasparire l'inganno. Così i tre ricercatori dell'Albert Einstein
di New York e dell'Università di Washington autori del censimento hanno deciso
di scavare a fondo in ogni singolo caso. E si sono trovati di fronte a molta
meno buona fede di quanto si aspettassero. Nel 67,4% di ritrattazioni dovute a
cattiva condotta, il 43,4% è stato causato da frode vera e propria (casi
concentrati in superpotenze della scienza come Usa, Giappone, Germania). Il
14,2% è un articolo che riproduce dati prodotti dalla stessa équipe, ma già
pubblicati su un'altra rivista. Il 9,8% è un copia e incolla di risultati di
altri scienziati (soprattutto in paesi emergenti come India e Cina).
Tra i colpevoli, molti sono i
truffatori seriali. L'anestesista giapponese Yoshitaka Fujii si è visto
ritrattare la cifra record di 193 studi su 23 riviste diverse. L'ultima moda è
il ritocco delle immagini al microscopio. Ma non mancano le tecniche più
sofisticate, come quella del sudcoreano Hyung-In Moon. Poiché ogni articolo
scientifico, prima di essere pubblicato, deve essere sottoposto al giudizio di
un panel di altri esperti, Moon è riuscito a "piratare" gli indirizzi
mail dei suoi revisori, inviando alla rivista giudizi lusinghieri. Scoperto il
trucco, 35 suoi articoli sono stati depennati dall'archivio mondiale della
scienza. In quella poi che il direttore della rivista The Lancet nel 2006
definì "la più grande truffa condotta da un singolo scienziato",
l'oncologo norvegese Jon Sudbo inventò i dati di ben 900 pazienti.
Anche se la maggior parte delle
truffe riguarda casi isolati e settori specialistici, non mancano le frodi che
causano danni gravi ai pazienti o alla reputazione della scienza. Il
"mago" delle staminali Hwang Woo-suk, autore nel 2004 dell'annuncio
shock della clonazione di un uomo, fu cacciato dall'università di Seul nel 2006
per aver falsificato i risultati. Un metodo rivoluzionario messo a punto dalla
Duke University sempre nel 2006 per scegliere la cura contro il tumore al
polmone fu usato 4 anni negli Usa, prima di scoprire che era basato su dati
falsi.
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