Azzardo: 800mila - i giocatori dipendenti - 4 dicembre 2012 - http://www.avvenire.it/
In Italia ci sono 800mila persone
dipendenti dal gioco d'azzardo e quasi 2 milioni di giocatori a rischio.
Quest'anno la raccolta dovrebbe toccare quota 103 miliardi di euro tra guadagni
legali (88) e illegali (15), il 10% in più dell'anno scorso. Sono alcuni dei
numeri del dossier 'Azzardopoli 2.0', curato dall'associazione Libera in
occasione della presentazione al Senato della campagna «Mettiamoci in gioco».
Quella del gioco è la terza
«impresa» italiana (ma sta per diventare la seconda), l'unica con un bilancio
sempre in attivo: ogni italiano - neonati compresi - «brucia» 1.450 euro (1.890
considerando solo i maggiorenni) per sfidare la fortuna al videopoker, davanti
alle slot, col gratta e vinci, e nelle sale scommesse.
L'Italia con queste cifre occupa
il primo posto in Europa e il terzo tra i paesi che giocano di più al mondo ma
dalle proiezioni dei primi dieci mesi dei quest'anno potrebbe arrampicarsi in
pole position, con il contributo del comparto illegale, scavalcando Usa e
Giappone. Il trend di crescita non ha pari: un "Gratta e vinci" su 5
tra quelli venduti al mondo è italiano e nessun mercato internazionale è
assorbito con la stessa invadenza del nostro dalle videolottery (57%). Un giro
vorticoso di soldi alimentato anche dalle 400mila slot machine, una macchinetta
“mangiasoldi” ogni 150 abitanti: al 23 ottobre scorso i nulla osta rilasciati
erano 415mila a fronte di 379mila apparecchi ufficialmente a regime. La
Lombardia è la regione regina dei giochi pubblici, il Lazio quella con la
maggiore spesa pro capite. Ma Pavia nel 2011 guidava il gruppo tra i capoluoghi
di provincia con 2.123 euro di spesa pro capite, praticamente uno stipendio e
mezzo di importo medio di una famiglia italiana.
E quando il gioco si fa duro,
accusa Libera, le mafie iniziano a giocare: sono ben 49 i clan che gestiscono
"i giochi delle mafie", da Chivasso a Caltanissetta, passando per la
via Emilia e la capitale. Al 'tavolo verdè siedono dai Casalesi di Bidognetti
ai Mallardo, dai Santapaola ai Condello, dai Mancuso ai Cava, dai Lo Piccolo
agli Schiavone: i clan non vanno mai in tilt e di fatto si accreditano ad
essere "il quattordicesimo concessionario 'occultò dei Monopoli di Stato.
Un comparto, quello dei giochi d'azzardo, che sembra non risentire della crisi
di cui soffre il Paese: cifre alla mano, offre lavoro a 120mila addetti, muove
gli affari di 5mila aziende e mobilita il 4% del pil nazionale con il
contributo di 36 milioni di italiani, fosse anche solo di quelli che si
limitano a comprare il tradizionale tagliando della Lotteria Italia, peraltro
in netto calo alla fine del 2011 (-15%). Nel 2011 con il fatturato legale dei
giochi a 79,9 miliardi lo Stato ne incassava 8,8 (+24,3%). Ma a fine 2012 ne
guadagnerà uno in meno dei dodici mesi precedenti, "tornando ai livelli di
redditività di quattro anni prima", si legge nel dossier.
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