Nel magistero l’abbraccio alla sofferenza - appunti - Nei documenti della Chiesa e nelle parole dei Papi il richiamo costante alla dignità della persona e alla difesa della vita Ecco i punti di riferimento essenziali di Giacomo Samek Lodovici, Avvenire, 17 marzo 2011
Gli interventi della Chiesa su eutanasia, suicidio assistito e accanimento terapeutico sono numerosissimi. Ecco di seguito alcuni dei più recenti, tutti reperibili su www.vatican.va : in essi si trovano sia argomenti rivolti solo ai credenti, sia argomenti laici.
Dichiarazione Iura et bona sull’eutanasia (1980). Varie volte ripresa in seguito, afferma, ad esempio, che «la vita umana è il fondamento di tutti i beni», perciò «niente e nessuno può autorizzare l’uccisione di un essere umano innocente, feto o embrione che sia, bambino o adulto, vecchio, ammalato incurabile o agonizzante» e che «nessuno può richiedere questo gesto omicida per se stesso o per un altro».
Catechismo della Chiesa Cattolica (1992). Definisce eutanasia «un’azione oppure un’omissione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo di porre fine al dolore» e spiega che «l’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’'accanimento terapeutico'.
Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire».
Ribadisce un insegnamento di Pio XII: «L’uso di analgesici per alleviare le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana se la morte non è voluta né come fine né come mezzo, ma è soltanto prevista e tollerata come inevitabile».
Evangelium vitae (1995). L’enciclica capitale di Giovanni Paolo II andrebbe citata ampiamente. Amplia la considerazione al piano giuridico-politico. Quando le leggi permettono l’eutanasia «l’ideale democratico, che è davvero tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana, è tradito nelle sue stesse basi». Argomenta che è «intrinsecamente ingiusta» una legge che ammette l’aborto o l’eutanasia, perciò «non è mai lecito […] partecipare ad una campagna di opinione in favore di una legge siffatta, né dare ad essa il suffragio del proprio voto».
Il rispetto della dignità del morente (2000). Il documento della Pontificia Accademia per la vita si domanda se, almeno a volte, «sotto la giustificazione della insopportabilità del dolore del paziente, non si nasconda invece l’incapacità dei 'sani' di accompagnare il morente nel suo difficile travaglio di sofferenza, di dare senso al dolore umano – che comunque non è mai del tutto eliminabile dall’esperienza della vita umana quaggiù – e una sorta di rifiuto dell’idea stessa della sofferenza, sempre più diffuso nella nostra società del benessere e dell’edonismo». Aggiunge che «quando la società arriva a legittimare la soppressione dell’individuo – non importa in quale stadio di vita si trovi, o quale sia il grado di compromissione della sua salute – essa rinnega la sua finalità e il fondamento stesso del suo esistere, aprendo la strada a sempre più gravi iniquità».
Discorso di Giovanni Paolo II al Congresso su «I trattamenti di sostegno vitale e lo stato vegetativo» (2004). Papa Wojtyla sottolinea come «siano ben documentati casi di recupero almeno parziale [dallo stato 'vegetativo'], anche a distanza di molti anni». Afferma che «il valore intrinseco e la personale dignità di ogni essere umano non mutano, qualunque siano le circostanze concrete della sua vita». Sottolinea poi come «la somministrazione di acqua e cibo, anche quando avvenisse per vie artificiali, rappresenti sempre un mezzo naturale di conservazione della vita […] da considerarsi, in linea di principio, ordinario e proporzionato, e come tale moralmente obbligatorio, nella misura in cui e fino a quando esso dimostra di […] procurare nutrimento al paziente». E richiama il principio di precauzione: «Il semplice dubbio di essere in presenza di una persona viva già pone l’obbligo del suo pieno rispetto e dell’astensione da qualunque azione mirante ad anticipare la sua morte».
Risposte ai quesiti circa l’alimentazione e l’idratazione artificiali (2007). Predisposte dalla Congregazione per la dottrina della fede e approvate da Benedetto XVI, ribadiscono che «la somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, è in linea di principio un mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita. Essa è quindi obbligatoria, nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che consiste nel procurare l’idratazione e il nutrimento del paziente. In tal modo si evitano le sofferenze e la morte dovute all’inanizione e alla disidratazione».
Angelus di Benedetto XVI (1 febbraio 2009). Il Papa spiega che «la vera risposta [alla sofferenza] non può essere […] dare la morte […] ma testimoniare l’amore che aiuta ad affrontare il dolore e l’agonia in modo umano. Siamone certi: nessuna lacrima, né di chi soffre, né di chi gli sta vicino, va perduta davanti a Dio».
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