Storia della malattia e della cura 6 - Il "diritto alla salute"
Fonte: CulturaCattolica.it
lunedì 27 dicembre 2010
L’approccio alla cura in epoca rinascimentale e barocca: progressi nella conoscenza, separazione mente-corpo, prosecuzione della distinzione tra poveri e malati e nuova visione della povertà.
Nel Cinquecento e nel Seicento si sviluppa un rinnovato interesse verso lo studio anatomico del corpo umano. Questa svolta è dovuta a più cause: nella filosofia di Cartesio il corpo (res extensa, realtà estesa e misurabile) viene distinto dalla realtà interiore pensante (res cogitans); Galileo poi sottolinea l’importanza della verifica sperimentale.
Proprio in questa direzione si muove l’uso della dissezione del cadavere: esso, per un verso permette la “verifica sul campo” di alcune ipotesi, tuttavia, per un altro verso, conferma la separazione tra mente e corpo. Infatti il cadavere è ormai solo un corpo - macchina che ha smesso di funzionare, dunque non coincide con la persona malata che è corpo vivo e interiorità insieme. Una nota importante: la possibilità di dissezionare i cadaveri non è stata affatto impedita dalla Chiesa, come facilmente si può sentir dire: è un luogo comune inesatto.
Per quanto riguarda la figura del medico, tutto questo fa aumentare la sua figura di scienziato-ricercatore che ha poco contatto con il malato, infatti in quest’epoca si accentua il fatto che i malati sono curati soprattutto da infermieri (il termine viene usato ora per indicare appunto chi si occupa degli infermi), continua anche il fatto che tale personale infermieristico è costituito da religiosi e/o volontari. Infatti gli ordini religiosi continuano a operare e ne nascono di nuovi che si dedicano agli ammalati. Va ricordato che fino a 30 anni fa, in Italia, buona parte del personale infermieristico era ancora formato da suore.
Prosegue il criterio di separazione tra poveri e ammalati/vecchi/disabili, nel senso che c'è la volontà di distinguere tra chi, povero, può però essere obbligato a lavorare e chi, oltre che povero, è inabile al lavoro perchè vecchio o handicappato.
Lo Stato si occupa e si preoccupa di obbligare i poveri a lavorare in appositi reclusori, perchè vede la questione della povertà come pericolo sociale, come serbatoio della criminalità e interviene con il criterio dell'ordine e della repressione. Siamo dunque ben lontani dalla concezione del povero da assistere dell’epoca medioevale. L’intervento dello Stato secondo il criterio dell’ordine sociale è molto evidente con la Monarchia assoluta in Francia.
L’Epoca dei Lumi e il Diritto alla salute
La mentalità illuministica e la Rivoluzione francese esprimono, in merito alla questione della salute e della malattia, l’idea che ogni uomo ha diritto alla salute e che la società e lo Stato glielo debbano garantire. L’espressione è decisamente contraddittoria, in quanto solo parzialmente la salute è un diritto che si può garantire. Infatti ci sono problemi fisici presenti fin dalla nascita, malattie, di fronte alle quali questo diritto non può essere garantito. Semmai si può parlare di diritto alla assistenza e alla cura.
Il diritto alla salute, in questa epoca, può essere garantito solo dallo Stato, il potere politico si dà solo nello Stato, esso vede nell'autonomia delle varie formazioni sociali, tra cui quelle che si occupavano della cura dei malati e dell'assistenza, un ostacolo da eliminare. Questo cammino in cui lo Stato cerca di eliminare i corpi intermedi, sarà però lungo e conflittuale.
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