22/6/2012 - L'Europa porta in Italia il patto sul divorzio che verrà,
di Carlo Rimini, http://www.lastampa.it
Il 21 giugno 2012 è una data
importante per l’Europa delle persone. Mentre l’Europa dei denari arranca fra
angosce e speranze, l’Europa dei cittadini avanza lentamente. A partire da oggi,
è efficace in quattordici Stati dell’Unione il Regolamento europeo n. 1259/2010
sulla legge applicabile al divorzio. Le norme comunitarie contengono novità
importanti: avranno un effetto immediato nei nostri tribunali, ma sono anche
l’occasione per una riflessione più ampia. Di che cosa si tratta? A partire da
oggi, i coniugi – già al momento del matrimonio – possono fare un patto con cui
scelgono la legge che sarà applicabile al loro eventuale futuro divorzio. Gli
effetti pratici saranno immediati. Si assisterà sicuramente ad una fuga dalla
legge italiana, poiché, come è noto, l’Italia è uno degli Stati in cui i
coniugi che non vanno d’accordo sono costretti ad aspettare più tempo prima di
ottenere il divorzio (tre anni dal momento in cui il giudice ha autorizzato gli
sposi a vivere separati). La possibilità di scegliere che il giudice italiano
applichi una legge straniera per pronunciare il divorzio è però da oggi
possibile solo quando uno dei coniugi ha una cittadinanza straniera oppure
quando i coniugi, entrambi italiani, sono o sono stati, anche per un periodo
molto breve, residenti all’estero.
Non è difficile immaginare che
questa possibilità sarà sfruttata anche da coloro che, pur essendo entrambi
italiani e da sempre residenti in Italia, vorranno divorziare subito: basterà
accordarsi per prendere per un breve periodo una residenza in uno Stato che
ammette il divorzio immediato. Ciò dovrebbe far riflettere il nostro
legislatore che, proprio in questi giorni, sta discutendo sull’opportunità di
abbreviare i tempi per ottenere il divorzio in base alla legge italiana. In
Italia (ormai quasi solo in Italia!) una parte significativa del Parlamento è
ancora convinta che sia una politica efficace a favore della famiglia obbligare
le persone a rimanere separate per tre anni prima di divorziare. Che senso ha
questo dibattito quando due coniugi italiani possono ottenere da un giudice
italiano la pronuncia del divorzio immediato, semplicemente fissando per
qualche mese la loro residenza all’estero?
Vi è poi un secondo aspetto per
cui il Regolamento europeo n. 1259 è importante. Le nuove norme costituiscono
una vera e propria rivoluzione culturale. Il nostro diritto di famiglia si è
sempre basato su un principio che appariva indiscutibile: qualunque patto in
vista di un futuro divorzio è nullo. L’accordo con cui due sposi si occupano di
disciplinare in anticipo che cosa accadrebbe nell’eventualità di un futuro
divorzio veniva considerato dalla legge italiana e dalla nostra giurisprudenza
come una sorta di patto con il demonio o, più semplicemente, come
un’americanata, una cosa da film hollywoodiano. Le nuove norme europee, invece,
considerano naturale che i coniugi stipulino un patto in vista del loro futuro
divorzio. Il Regolamento comunitario obbliga i nostri giudici a considerare
valido solo il patto con cui viene scelta la legge destinata a regolare il
divorzio e non si occupa dei patti con un contenuto economico, ma un primo
passo è stato fatto: gli accordi in vista del divorzio non possono più essere
considerati come intese immorali.
Insomma, il nostro diritto di
famiglia appare arretrato al confronto con l’aria fresca che viene dall’Europa.
Il nuovo Regolamento europeo ci permette di capire quanto siamo rimasti
indietro, vittime di alcuni pregiudizi ideologici.
Ordinario di diritto privato
nell’Università di Milano
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