“Il buon medico è obiettore”, parla Renzo Puccetti - Avviata la
campagna UCCR in difesa della libertà di coscienza – 25 giugno, 2012, http://www.uccronline.it/
Come abbiamo già informato, il 6
giugno 2012 la Consulta di Bioetica Laica (già nota per altre vicende) ha
avviato una crociata contro il diritto dei medici di essere obiettori di
coscienza nei confronti dell’interruzione della vita dell’essere umano nella
prima fase della sua esistenza (tecnicamente “aborto”). L’intollerante campagna
è stata chiamata “Il buon medico non obietta”, e ha il chiaro intento di
debellare l’obiezione di coscienza dei medici (grande ospitalità sui media e
volantinaggio fin dentro gli ospedali).
UCCR ha voluto contattatare
alcuni medici, giuristi ed esperti di bioetica per chiedere loro un parere su
questa azione intimidatoria verso la libertà di coscienza
Il dott. Renzo Puccetti, è
specialista in medicina Interna, membro della Research Unit della European
Medical Association, referente per l’area bioetica della società
medico-scientifica interdisciplinare Promed Galileo e socio fondatore
dell’Associazione Scienza & Vita. Ha cortesemente risposto così ad alcune
nostre domande:
“Dott. Puccetti, perché lei ha
deciso di essere obiettore di coscienza?”
«Perché è la cosa più naturale
che il medico non uccida gli esseri umani, così come è naturale che un
ingegnere non progetti ponti destinati a crollare. La parola “medico” deriva
dal sanscrito “madh” che indica colui che che sa e colui che cura. Questo è il
medico, colui che cura perché sa farlo. L’aborto è l’uccisione di un essere
umano su indicazione di un altro essere umano che stabilisce la diagnosi e che
indica al medico come unica cura detta uccisione; beh, credo sia difficile
negare che l’aborto abbia davvero poco a che fare con la vera medicina, per
questo, appena laureato, scrissi al medico provinciale, allora si faceva così,
la mia dichiarazione di obiezione di coscienza, una scelta che non mi ha
portato alcun beneficio economico o di carriera, ma che ha portato un enorme
beneficio alla mia coscienza.»
“Cosa ne pensa di questi tentativi di limitare
la libertà del medico, obbligandolo a compiere azioni contro la sua coscienza?”
«Sono la sostanza feroce che si
cela dietro l’apparenza melliflua del buonismo relativista. Da un lato la
bioetica relativista adotta il dogma dell‘assenza di verità ed il conseguente
precetto assoluto che tutto è buono, purché liberamente scelto, ma dall’altra
questa stessa bioetica si fa latrice di un attacco alla libertà di dire “no” di
fronte a determinate richieste come quella di abortire. C’è qualcosa
d’incoerente in tutto questo; sbaglierò, ma ho l’impressione che abbia a che
fare con l’odio per colui che si sottrae alla logica del “tutti partecipi,
tutti d’accordo, nessun misfatto, tutto è bene”, forse il medico obiettore
disturba questo disegno.»
“I medici obiettori sono accusati
di non essere dalla parte della donna, cosa ne pensa lei?”
«Questa è la più grossa
sciocchezza sotto il profilo scientifico. Abbiamo una mole di dati a questo
proposito. È stato dimostrato dallo studio STAKE, una valutazione di tutte le
donne in Finlandia per un periodo di oltre 14 anni, che la mortalità totale delle
donne che abortiscono ad un anno dall’evento è tre volte maggiore rispetto a
quella delle donne che danno alla luce un figlio. È stato dimostrato sia
dall’American Psychiatric Association che dal British Royal College of
Psychiatrists che l’aborto non offre nessun beneficio effettivo in termini di
salute mentale per la donna, l’aborto è cioè sotto questo profilo un intervento
futile. Infine è da poco uscito su PlosOne, una delle riviste ad impatto
scientifico più alto, uno studio che sfata un altro mito, quello per cui
attraverso la legalizzazione dell’aborto si riduce la mortalità materna, cioè
la mortalità entro 14 giorni dal termine della gravidanza: l’analisi condotta
su 50 anni di mortalità materna in Cile ha mostrato che la proibizione legale dell’aborto
ha condotto ad una riduzione delle donne morte. Per questi fatti, per delle
evidenze scientifiche, posso affermare con serenità che la contrarietà
all’aborto significa essere dalla parte delle donne.»
“Perché secondo lei ci sono così
tanti medici obiettori (80% in Italia, 86% negli Usa)?”
«Ci sarebbe da stupirsi del
contrario. Affermare che il buon medico non obietta significa sostenere che i
medici obiettori non sono buoni medici? Se così è si tratta di un’affermazione
offensiva nei confronti della quale sarebbe interessante valutare i profili di
responsabilità legale. Significa che l’aborto è un bene perché è legale? Ma
allora anche l’obiezione è legale, allora perché attaccarla? Forse la
stragrande maggioranza dei medici non effettua né partecipa agli aborti perché
la scienza ci ha dimostrato chiaramente che dal momento della fecondazione si è
in presenza di un essere umano vivente unico ed irripetibile, cioè di un valore
incondizionato, una preziosità che la maggioranza dei medici intende quale
propria missione tutelare e non sopprimere.»
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