16 giugno 2012 - MATERNITA' EROICHE -Rinuncia alle cure: nasce bimbo
sano e lei muore di cancro di Giovanni Ruggiero, http://www.avvenire.it/
Gli diranno, quando sarà grande e
potrà capire, che sua madre è morta per farlo nascere; gli diranno pure di non
sentirsi in colpa perché questa scelta sua mamma la fece senza esitazione, e
gli diranno ancora che il coraggio di questa scelta nasceva da una fede chiara,
limpida e infinita. Francesco ha compiuto da pochi giorni un anno e non sa che
questa mattina sua madre, Chiara Corbella, ai piedi dell’altare, nella chiesa
di Santa Francesca Romana, avrà l’estremo saluto del suo papà, Enrico Petrillo,
che ha atteso con la gioia di ogni padre la sua nascita, e degli amici che in
tutti i mesi della lunga e difficile malattia hanno pregato per la sua
guarigione. Quando sarà più grande, Francesco, potrà vedere sua madre in un
video che, certo, gli conserveranno. Racconta commossa la storia difficile che
ha vissuto senza mai rassegnarsi o disperare. Sua madre, quando è volata in
cielo, aveva soltanto ventotto anni.
Lei ed Enrico si conobbero
durante un viaggio a Medjugorje. Da quel giorno si intendono, si capiscono, si
amano e vivono insieme un’intensa fede. Si sposano nel 2008 e presto
assaporeranno la gioia dell’attesa. L’attesa di Maria, che verrà al mondo
soltanto per mezz’ora. Quanti progetti per questa figlia! Le prime ecografie,
però, mostrano una grave malformazione del feto. Maria ha una anencefalia,
l’encefalo, cioè, non si è formato completamente. Se nasce, vivrà per poco.
Chiara poteva abortire da subito, ma non lo fa. Vuole, anzi vogliono Maria. Che
nasce e lei può tenerla in braccio soltanto per mezz’ora. Poi vola in cielo:
c’è stato soltanto il tempo per battezzarla. Ecco Chiara nel filmato che
conserveranno per Francesco quando potrà capire. È un incontro delle Acli di Roma
in una chiesa della Capitale. Le sta a fianco Enrico. Dice della gravidanza che
non volle interrompere. Spesso la commozione prende il sopravvento, ma lei poi
la tiene a bada. «Il Signore – dice – mette la verità in ognuno di noi e non
c’è possibilità di fraintendere». Ricorda il momento che Maria viene alla luce,
e spiega: «Se avessi abortito, non penso che avrei ricordato quel giorno come
giorno di festa. Invece ricordo la gioia di quel giorno quando è nata». Questa
gioia di essere mamma pensa di conservarla per tutta la vita. Aggiunge: «Alle
mamme vorrei dire che conta il fatto di avere avuto il dono del figlio, non il
tempo che ci è riservato di stare con lui.» Quella mezz’ora pensa di ricordarla
tutta una vita, che però sarà breve. Presto è di nuovo incinta. Aspettano
Davide. Ma è ancora una ecografia a dire che al bambino mancano le gambe.
Nessun dubbio. Nascerà così. A questa malformazione del feto si aggiunge poi
un’altra grave anomalia. Nasce e vivrà per poche ore anche Davide. Il terzo,
Francesco che è nato, è invece sano. L’ecografia questa volte non è una
sentenza di morte. È a Chiara, però, che verrà diagnosticato, al quinto mese di
gravidanza, un carcinoma alla lingua. È messa stavolta davanti all’angoscia
della scelta: curarsi e lasciare che Francesco muoia, oppure... Chiara, che non
ha mai esitato e che con la preghiera ha sempre scacciato ogni angoscia,
sceglie: porta avanti la gravidanza. «Poi – si dice – penserò a me». E
Francesco nasce, quando subisce un secondo intervento chirurgico e inizia quel
viatico difficile e duro che passa attraverso la chemioterapia per estirpare il
cancro che, invece, si è fatto strada nel suo corpo e non andrà mai via. Un
anno fa, l’ultimo referto, quello che non lascia speranze. Ma lei di speranza
ne ha ancora e fa un gesto straordinario. Organizza un viaggio a Medjugorje per
i parenti e gli amici. Massimiliano Modesti è tra loro. Ricorda quei giorni:
«Fino all’ultimo ha avuto un pensiero per gli altri. È come se avesse voluto
prepararci alla sua fine. Ma con questo addio volle dirci che non lasciava una
sofferenza, ma un messaggio di vita a chi sarebbe rimasto». Lui dice che Chiara
negli ultimi giorni si poneva la domanda: «Come sarà il Paradiso?» L’amico
pensa pure che lo abbia in qualche modo intravisto; pensa che avesse afferrato
tutto il suo splendore e avesse trovato così la forza di andarci senza paura.
Perché la paura, nella sua breve vita, Chiara non l’ha mai conosciuta.
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