Da Darwin alla genetica
le sfide sulla nostra natura di Angelo Aquaro - Massimo Pigliucci, della City
University di New York fa il punto sulle diverse teorie che oggi si
fronteggiano, LA REPUBBLICA, 24 GIUGNO 2012, www.dirittiglobali.it
«E se
parlassimo invece di “evoluzione guidata”?». Oh no: non si finisce di mettere
un punto che sei già di nuovo a capo. Mai i nipotini di Charles Darwin sono
apparsi così divisi: una vera diaspora. E manco a dirlo: in continua
evoluzione. Massimo Pigliucci, classe ’64, studi di biologia e oggi direttore
del dipartimento di filosofia alla City University di New York, è da anni sulle
barricate: da quando si trovò circondato all’università del Tennessee da
studenti creazionisti. «Anche a biologia. Certo che tutti studiavano
l’evoluzione: ma una buona metà per vedere che cosa diceva il diavolo». Peccato
che adesso l’inferno sia scoppiato tra
gli
evoluzionisti.
Quando
Einstein superò la fisica di Newton nessuno si sognò di dire che il vecchio
Isaac era un cretino. Perché su Darwin sono tutti contro tutti?
«Da
una parte ha avuto contro la religione. Dall’altra certi marxisti: il
determinismo spezzava il sogno della rivoluzione».
Ok,
ma tutta questa confusione, oggi, non sarà anche un po’ colpa vostra?
Darwiniani contro neodarwiniani...
«Ecco,
già questo è un errore. Nel calderone dei neodarwiniani la pubblicistica di
oggi mette di tutto».
Stephen Jay
Gould, Richard Dawkins, Daniel Dennett...
«Invece
i neodarwiniani sono quelli che, negli anni ’30 e ’40, hanno riletto Darwin. Si
chiama “sintesi moderna”. Contesa da chi – ci sono anch’io – reclama una
“sintesi estesa”: sostenendo che gli stessi meccanismi dell’evoluzione si
evolvono nel tempo ».
Ma
non ci sono più darwiniani puri?
«Il
darwinismo originale si riassume in due cardini. Il common descent: e cioè la discendenza
comune di tutte le specie. E poi ovviamente la selezione naturale».
Perché
non poteva reggere più?
«Ai
tempi di Darwin i geni non erano stati individuati. È all’inizio del ’900 che
si riscoprono gli studi di Mendel. La “sintesi moderna” sintetizza appunto
mendelismo e darwinismo».
Non
bastava?
«La
scienza non si ferma. Nel ’53 Watson e Crick scoprono la struttura del Dna.
Tutto diventa genetica. È la posizione estrema di Dawkins: il gene egoista da
cui dipende tutto. E l’ambiente, per esempio? No, la “sintesi moderna” non
basta più».
Morris
dice che l’ambientecittà è l’ultima sfida dell’evoluzione: ma può decretarne la
fine. Tattersal ipotizza che l’evoluzione fisica è finita: non ci resta che
quella culturale.
«Certo
già parlando di città parliamo comunque di evoluzione culturale. Dawkins
riconduce perfino la cultura ai geni. Ipotizzando quei “memi” che sarebbero i
geni del sapere culturale: tramandabili con la selezione naturale. Ma è più una
metafora che uno strumento di indagine».
Ricorda
Tattersal: perché i caratteri si possano riprodurre occorre una popolazione
ristretta. E 7 miliardi non sono pochi.
«Ma
l’ingegneria genetica non sarebbe un’altra forma di evoluzione? Chiamiamola
“evoluzione guidata”. I traguardi sono lontanissimi ma Craig Venter ci lavora
già».
Sarà
evoluzione, però per selezione per niente naturale.
«Qui
gli estremi si incontrano. L’“evoluzione guidata” sarebbe un po’ come il
disegno intelligente di cui parlano i creazionisti: solo che stavolta il
disegno è umano ». Troppo umano?
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