Eutanasia: il Belgio scopre i primi ripensamenti - A dieci anni
dall’entrata in vigore della legge, un testo firmato da medici, giuristi,
professori e autorità religiose ne mette in discussione molti aspetti: dal monitoraggio
degli abusi alle nuove minacce di
allargamento della disciplina ad altre tipologie di pazienti Per l’arcivescovo
di Mechelen-Bruxelles, André-Joseph Léonard, la norma «è una crepa che rischia di allargarsi», di Lorenzo
Schoepflin, Avvenire, 21 giugno 2012
Era il 28 maggio 2002 quando il Belgio
si dotò della legge sull’eutanasia. A distanza di dieci anni, sono in molti –
medici, giuristi, accademici, autorità religiose - a domandarsi se si tratti di
una ricorrenza felice. L’occasione di fare un bilancio del decennio di
applicazione dell’eutanasia in Belgio è stata data dal quotidiano La Libre
Belgique, che ha ospitato una lettera firmata da coloro che si dichiarano
scettici sull’opportunità di proseguire sulla strada della morte su richiesta.
Nel testo, pubblicato il 13 giugno scorso, ci si chiede se l’eutanasia sia
davvero la risposta adeguata alla sofferenza, in considerazione del fatto che
spesso le opportune cure unite ad una amorevole assistenza fanno desistere dal
proposito di morire.
Dieci anni fa, prosegue la lettera,
si è aperto il "vaso di Pandora" e da allora le derive
dell’applicazione della legge – vengono citati ad esempio i tentativi di
allargamento della legge ai pazienti affetti da demenza e ai minori – sono
all’ordine del giorno. Molti dubbi sussistono anche sulla reale capacità di
monitoraggio del fenomeno – e degli abusi – da parte della Commissione federale
di controllo: «È ragionevole immaginare che un medico si autodenunci se non ha
soddisfatto i requisiti di legge?», si domandano i firmatari della lettera. E,
ancora, «si può dire che la legge sia rispettata?».
Come era immaginabile, la legge sull’eutanasia
ha condotto progressivamente ad una «banalizzazione del gesto eutanasico», rompendo
i vincoli di solidarietà e compassione che sono alla base della convivenza
civile, conclude il testo. Al C dibattito ha partecipato anche l’arcivescovo di
Mechelen-Bruxelless, André- Joseph Léonard, con un intervento pubblicato il 30 maggio
ancora su La Libre Belgique. Il Presidente della Conferenza episcopale belga, ribadendo
il divieto di uccidere l’innocente, che dovrebbe vigere in ogni società umana,
ha ricordato che dietro alla richiesta di morte si nasconde in realtà un grido
di aiuto. Un grido che, se ascoltato, dovrebbe portare ad intensificare gli
sforzi per le cure palliative e a sostenere l’obiezione di coscienza di coloro
che si rifiutano di applicare l’eutanasia, dei quali l’arcivescovo Leonard ha
lodato il coraggio. «Una crepa che si allarga inevitabilmente» è stata definita
dal presule l’approvazione della legge sull’eutanasia, che a distanza di dieci anni
regola un fenomeno in realtà difficilmente controllabile. Timori già espressi
dai vescovi belgi durante i lavori che nel 2002 portarono ad approvare la legge
e che oggi, alla luce dei fatti, risultano quanto mai giustificati.
Sono molti, infatti, i casi
estremi inseriti nel solco tracciato a partire dal 2002. Nel 2005 fu elaborato
un kit per l’eutanasia acquistabile in farmacia per 60 euro e contenente tutto l’occorrente
- fiale, siringhe, istruzioni - per consentire ai medici di uccidere i pazienti
che ne facessero richiesta. Dal settembre 2008 le dichiarazioni anticipate di
trattamento, dove si indicano le proprie volontà in tema di morte procurata,
sono depositabili presso gli uffici comunali, per evitare i lunghi iter che
coinvolgevano medici e notai. Nel 2009, la 93enne Amelie Van Esbeen, ha
ottenuto di essere aiutata a morire nonostante fosse sana, semplicemente
mettendo in atto uno sciopero della fame per protestare contro il diniego che
le era stato inizialmente opposto. Una anno fa, una pubblicazione scientifica
portò alla luce il fatto che in Belgio vengono trapiantati organi di persone
morte con eutanasia, considerati di miglior qualità. Nell’aprile scorso,
Jacinta De Roeck, già parlamentare ed oggi presidente della Hvv, l’associazione
umanista liberale belga, ha auspicato che il diritto di morire sia garantito anche
ai dementi e ai bambini. Tra coloro che possono far richiesta di eutanasia, il
sito della Hvv riporta il "minore emancipato che è giuridicamente
competente e consapevole al momento della richiesta".
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