Aborto, la Consulta salva la 194, 20/06/2012 - IL CASO, La Corte:
"Ricorso inamissibile", http://www3.lastampa.it
La Corte Costituzionale lascia
immutata la legge sull’aborto. È questo l’esito del verdetto della Consulta che
oggi ha passato al vaglio la legge 194, dichiarando «manifestamente
inammissibile» la questione di legittimità costituzionale sollevata sull’articolo
4. Quest’articolo rappresenta il nocciolo della normativa, perchè stabilisce i
casi in cui la donna può accedere all’interruzione di gravidanza: se la
decisione dei giudici fosse stata differente, l’intero impianto della legge 194
sarebbe stato, di fatto, rimesso in discussione.
Il caso per il quale si è
arrivati di fronte alla Corte Costituzionale riguarda una ragazza minorenne di
Spoleto che ha manifestato la volontà di abortire e che non voleva coinvolgere
i genitori nella sua decisione e per questo si è rivolta ai servizi sociali. Il
giudice tutelare, chiamato a pronunciarsi sulla vicenda, ha presentato
incidente di costituzionalità alla Consulta. E ha fatto leva su un
pronunciamento della Corte di giustizia europea dell’ottobre 2011 in materia di
brevettabilità dell’embrione, che definisce l’embrione come «soggetto da
tutelarsi in maniera assoluta».
Su questa base il giudice
tutelare riteneva che l’articolo 4 della legge 194 si ponesse in conflitto con
i principi generali della Costituzione ed in particolare con quelli della
tutela dei diritti inviolabili dell’uomo (art. 2) e del diritto fondamentale
alla salute dell’individuo (art. 32 primo comma della Costituzione). Di diverso
avviso i giudici costituzionali, che non hanno accolto la richiesta. Il perchè
lo diranno le motivazioni della sentenza, la cui stesura è affidata al giudice
relatore, Mario Rosario Morelli (lo stesso che nel novembre 2008 disse sì
all’interruzione dell’alimentazione per Eluana Englaro). Ma una prima
interpretazione tecnica la fornisce Cesare Mirabelli, presidente emerito della
Consulta, spiegando che sebbene il quesito posto dal giudice abbia «consistenza
nel merito», «la decisione della Consulta non è di merito, ma di natura
processuale. E il giudice tutelare non è chiamato ad autorizzare o meno la
minore, cio‚ non partecipa alla volontà abortiva della minorenne, deve solo
verificarne la adeguata maturità».
In campo politico si registrano
numerosi commenti positivi: nel Pd Ignazio Marino, Livia Turco, Anna Paola
Concia, Anna Finocchiaro, Barbara Pollastrini plaudono alla decisione della
Corte Costituzionale, così come Nichi Vendola di Sel, Paolo Ferrero di
Rifondazione comunista, Oliviero Diliberto del Pdci e Antonio Palagiano
dell’Idv. E i Radicali - alle cui battaglie si deve l’introduzione della legge
nel 1978 - chiedono di arginare l’obiezione di coscienza da parte dei medici
contrari all’Igv. Ma non mancano commenti polemici. Il più duro arriva da
Alfredo Mantovano, Pdl, che parla di «decisione pilatesca della Consulta» che
ha «rifiutato, ancora una volta, di entrare nel merito, cioè di occuparsi di
quando inizia la vita».
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