4 giugno 2012 - Il biologo torinese che scova il gene spia per
anticipare la lotta al cancro, http://www.blogncc.com
Finalmente la velocità di
reazione della scienza alla «furbizia » dei tumori sta diventando pari alla
rapidità con cui il male si insinua, «imbroglia» l’apparato difensivo
dell’ospite, muta i suoi punti deboli verso l’imbattibilità. La rivista
scientifica Nature di oggi racconta la storia di un tumore (al colon) più furbo
dei farmaci intelligenti che sembravano averlo battuto e il cui segreto (un
gene mutato) è stato scoperto dalla scienza medica italiana, con un aiutino
americano. Una ricerca finanziata dall’Airc (Associazione italiana per la
ricerca sul cancro) che ha scoperto la contromossa per battere i tumori del colon
resistenti e per questo più «cattivi». Prima è stata trovata la mutazione del
gene Kras che li rende imbattibili, poi una spia che li individua precocemente,
infine un nuovo farmaco per batterli definitivamente. Ampio risalto su Nature,
prima firma il quarantaquattrenne biologo molecolare Alberto Bardelli
dell’università di Torino-Istituto di Candiolo. E un messaggio al mondo della
ricerca: mai abbassare la guardia. Il cancro è malattia intima, frutto della
trasformazione di cellule sane in cellule malate e per questo in grado di
disinnescare (perché ne conoscono i meccanismi) le difese dell’organismo che
potrebbero fermarle subito. Come nella storia del dottor Jekyll e Mister Hyde,
stessa persona due personalità: la naturale buona, la mutata cattiva. Conviventi
con alla fine la mutata che riesce ad avere il sopravvento. La medicina per
cominciare a battere il cancro ha dovuto scoprire gli alter ego maligni delle
cellule, nei geni e nelle loro mutazioni. Arrivando così a contromosse
rapidissime (grazie alla biologia molecolare) in grado di riportare il dottor
Jekyll a riavere il sopravvento sull’alter ego mutato emaligno: l’Hyde del
romanzo di Robert Louis Stevenson (1886). I nuovi farmaci intelligenti essere
riusciti a battere mister Hyde, ma lui è poi riuscito a disinnescarli. Questa
volta la reazione della ricerca medica è stata rapidissima (tenendo conto dei
tempi della ricerca) nello scoprire cause e rimedi vincenti. In soli due anni
dall’avvio del progetto italiano finanziato dall’Airc. Un sospiro di sollievo
per i ricercatori di tutto il mondo, frustrati dalla resistenza che il tumore
del colon causato dal gene Kras (Jekyll) poteva sviluppare. I farmaci che
colpiscono bersagli molecolari mirati avevano fatto sperare, ma poi si è visto
che dopo qualche tempo il male poteva «riaccendersi » più cattivo di prima.
Capace di eludere anche le armi più potenti. Come? Grazie ad una rapida
mutazione di Kras (Hyde) che lo rende invincibile se non fermato in tempo.
Bardelli, insieme a Salvatore Siena, oncologo del Niguarda Ca’ Granda di
Milano, Sandra Misale, di Candiolo, e un team del Memorial Sloan Kettering di
New York, hanno scoperto che la resistenza ai farmaci causata dal gene Kras
mutato può essere individuata mesi prima della sua manifestazione clinica. Non basta:
studiando la mutazione, messa a punto la spia, c’è anche la cura. Il tutto
raccontato su Nature (Emergence of Kras mutations and acquired resistance to
antiEGFR therapy in colorectal cancer). La spia sono i frammenti di Dna
rilasciati nel sangue del paziente dal Kras mutato: si «vedono» con 7-8 mesi di
anticipo rispetto a quando l’esame radiografico indica che il tumore ricomincia
a crescere. Dalla spia alla soluzione. Le cure biologiche più usate in questo
tipo di cancro sono anticorpi monoclonali, noti con i nomi di cetuximab e
panitumumab. I risultati di Bardelli&C indicano l’efficacia di un terzo
farmaco, da affiancare subito ai primi due nel caso che la spia segnali la
mutazione. Un terzo farmaco che blocca ciò che da f o r z a (l’enzima Mek) a
Kras-Hyde e così rallenta, o inibisce completamente, lo sviluppo delle cellule
resistenti. Già partita la sperimentazione di fase II sui pazienti che non
rispondevano più alle cure.
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