Nel South Australia
bocciata l’eutanasia, in Canada aperta la discussione - Vittoria pro-life (di
misura) in Australia, ma in Canada entra in gioco la Corte Suprema - 24 giugno,
2012, http://www.uccronline.it/
Il
Parlamento dell’Australia del Sud ha bloccato un tentativo di introdurre una
nuova legge a favore dell’eutanasia. La legge avrebbe previsto la possibilità
di sopprimere malati terminali con dolori incoercibili, ma è stata bocciata 22
a 20 (5 astenuti) trovando l’opposizione dei liberali conservatori e della
destra laburista, mentre era favorevole la sinistra.
Alcuni
gruppi cristiani si sono mobilitati per modificare l’atteggiamento dei favorevoli nei confronti
della possibile introduzione dell’eutanasia; cosa necessaria dato che la legge
è stata bocciata di misura e potrebbe passare se ripresentata. Questo voto è la
seconda sconfitta importante per gli attivisti pro-eutanasia in meno di un
anno, essendo stata recentemente
bocciata anche una proposta di legge per fornire tutela legale ai medici che
accelerano la morte per mezzo di farmaci antidolorifici.
Contraria la situazione nello stato della
British Columbia, in Canada, dove la Corte Suprema, per mezzo di Lynn Smith
-nota abortista e femminista- ha appena stabilito che il divieto per i medici
di aiutare i pazienti nel suicidio assistito sarebbe incostituzionale. Il
dibattito si è dunque aperto, interessante è l’articolo apparso su “The Globe
and Mail” da parte di Margaret Somerville, founding director del Centre for
Medicine, Ethics and Law presso la McGill University. La filosofa ha spiegato
che «le persone che sostengono la legalizzazione del suicidio
assistito/eutanasia presumono semplicemente che l’autonomia individuale abbia
la priorità sul valore della vita. Ma la ricerca mostra che le motivazioni di
chi vuole il suicidio assistito/eutanasia sono la paura di essere abbandonati,
di morire da soli e non amati e di essere un peso per gli altri. Sicuramente la
nostra risposta a questi timori non dovrebbe essere quella di aiutarli ad
uccidere se stessi, o dare loro una iniezione letale».
Così,
ha continuato, «se ci poniamo una serie di domande sulla legalizzazione del
suicidio assistito/eutanasia, molti di noi concluderebbero che è una pessima
idea. Perché stiamo discutendo sul suicidio assistito/eutanasia quando oggi
potremmo fare molto per alleviare il dolore di quanto non potessimo in passato?
In una società laica, la medicina e la legge sono le principali istituzioni che
sostengono il valore del rispetto per la vita». E’ possibile agire per «rendere
sopportabile la morte», ad esempio attraverso «l’accesso alle cure palliative
[...], l’aiuto verso le persone morenti perché comprendano di essere rispettate,
che hanno ancora qualcosa da dare a tutti noi, e che anche quando si sta
morendo si può avere un senso di speranza, evitando la palude della
disperazione».
Linda
Gridelli e Luca Pavani
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