California: legge
impedisce aiuto a omosessuali egodistonici, psicologi contrari - Scendono in
campo la California Psychological Association e lo psicoanalista Jeffrey
Satinover – 23 giugno, 2012, http://www.uccronline.it/
La
lobby gay è riuscita a far approvare al Senato della California una legge in
cui si impedisce a chi ha attrazioni omosessuali indesiderate di poter chiedere
aiuto ad un terapista per superare tale situazione ed interrompere questo
comportamento. La legge ora, per essere approvata, dovrà passare alla Camera.
Qui
non si è a favore di nessuna terapia in particolare, ma soltanto si sostiene il
diritto di queste persone ad autodeterminare la loro persona, la loro libertà
nel chiedere aiuto. Nonostante ci siano tantissimi ex omosessuali, noti anche
alla grande stampa, nonostante gli studi abbiano dimostrato che queste terapie
funzionano e non danneggiano nessuno, nonostante sia chiaro che l’omosessualità
non sia determinata geneticamente e da essa vi si può uscire, nonostante
prestigiosi esponenti della psichiatria americana -come Robert Perloff e
Nicholas Cummings, entrambi ex presidenti dell’American Psychological
Association- abbiano dichiarato di aiutare numerosi omosessuali nel loro
cammino di abbraccio (o ritorno) all’eterosessualità, non c’è nulla da fare. La ricca e potente lobby
gay -principale finanziatrice del presidente Obama (anche qui)- ha deciso che
nella vita si può solo diventare (o nascere) omosessuali e nessuno potrà più
tornare indietro, tutti gli aiuti psicologici dovranno andare obbligatoriamente
in questa direzione.
Occorre
dire che la proposta di legge, sostenuta dal senatore democratico Ted Lieu è
ancora in versione “leggera”, ovvero il divieto sarà solo per le persone sotto
i 18 anni, mentre gli adulti saranno obbligati a firmare una liberatoria
attestante che la terapia è inefficace e potenzialmente pericolosa. E’ chiaro
però dove si voglia arrivare.
La
situazione è dunque all’estremo dell’intolleranza, tanto che a sostegno dei
numerosi psicologi pro-terapia è scesa in campo anche la California
Psychological Association (CPA) la quale -oltre ad aver espresso preoccupazione
«per chi tenta di cambiare il suo orientamento sessuale», (non poteva che
allinearsi all’APA e all’OMS) ha però affermato di «avere preoccupazione anche
nell’uso del processo legislativo come un mezzo per impedire una pratica
professionale», secondo le parole del Direttore esecutivo Jo Linder-Crow. Non
solo la legislazione «crea un’occasione ampia per intentare azioni legali
contro gli psicologi», ha continuato la California Psychological Association,
ma il consenso informato proposto dal senatore è anche troppo preciso e
dittatoriale.
Tra
i numerosi psichiatri e psicologi, si è staccato dal politically correct anche il prestigioso psicoanalista americano
Jeffrey Satinover, già presidente della C.G. Jung Foundation di New York,
docente a Princeton e vincitore per due volte di un premio per la ricerca
assegnato dall’Università di Yale. Satinover è uno dei membri del comitato
scientifico della National Association for Research & Therapy of Homosexuality,
una delle associazioni di psichiatri a favore di queste terapie, il quale ha
affermato che vi sono troppe variabili umane nella relazione terapeuta-paziente
per progettare rigorosi esperimenti scientifici atti a dimostrare i “risultati”
di questo o quell’altro approccio: «se uno psicoterapeuta rispetta l’autonomia
e il diritto all’autodeterminazione del cliente, la terapia non sarà né
“affermativa” né “riparativa”, ma seguirà i desideri e le inclinazioni del
paziente». «Etichettare una terapia come
“positiva” o “di conversione”», ha continuato, «è un atto essenzialmente
propagandistico». Questi politici «non hanno competenza per dare questo tipo di
giudizio, si tratta di una intrusione assolutamente ingiustificata da parte
dello Stato nella vita privata degli individui. Il principio di autonomia
e autodeterminazione, che nel diritto
costituzionale si riferisce alla libertà, è così essenziale nel nostro paese
che è sorprendente per me come questi legislatori non capiscano che questo tipo
di intrusione autoritaria nella vita della gente è riprovevole».
Si
ricorda infine che anche l’American Psychological Association -seppur guidata
su questa tematica da puro spirito politico e non certo scientifico, come ha
più volte rivelato l’ex presidente Cummings- si è opposta alla terapia di
ri-orientamento sessuale ma riconoscendo contemporaneamente che «non vi sono
studi dai risultati scientificamente rigorosi sia per determinare la reale
efficacia o il danno di trattamenti “riparativi”». Nel 2004 ha presentato uno
studio in cui, dopo aver seguito 11 donne che si erano identificate come
lesbiche per più di 10 anni, si riconosceva che esse anche dopo 30 anni
mantenevano normali e intime relazioni con gli uomini. Nel 2006 l’allora
presidente dell’associazione, Gerald P.
Koocher, ha dichiarato che «l’APA non ha alcun conflitto con gli psicologi che
aiutano le persone afflitte da indesiderate attrazioni omosessuali»,
aggiungendo che la scelta di entrare in terapia per diminuire attrazioni
omosessuali e per rafforzare il potenziale eterosessuale deve essere rispettata
(deve essere volontaria e gli obiettivi devono essere concordati col terapeuta)
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