DONNE CHE SALVANO DONNE - 23 giugno 2012 — di Simonetta Agnello Hornby http://ricerca.repubblica.it
Sulla terrazza affacciata sul
Tamigi, la Baroness Scotland - ex Guardasigilli del governo laburista,
fondatrice e presidente della Global Foundation for the Elimination of Domestic
Violence (Edv), creata meno di un anno fa - parla con noi a ruota libera. «L'
89% delle donne nelle carceri britanniche ha subìto violenza. Il 25% dei reati
contro le persone è costituito da casi di violenza domestica e ha prodotto 120
vittime l' anno. Due terzi dei minori negli istituti penali ha avuto esperienza
di violenza domestica. 750.000 minori sono stati coinvolti come testimoni o
vittime. 9.500 di loro sono stati dati in affido: un costo enorme per lo Stato,
e fonte di immensa infelicità». Uno studio sul Regno Unito, commissionato da
Scotland nel 2003 all' Università di Lancaster, ha rivelato che il costo
economico "minimo" della violenza domestica per la società ammontava
a 23 miliardi di sterline all' anno. «Bisognava fare qualcosa, e io ci ho
provato», dice adesso Scotland con semplicità. Nei suoi nove mesi di vita, Edv
è stata accreditata presso le Nazioni Unite, l' Organizzazione Mondiale della
Sanità e il Consiglio d' Europa; ha inoltre fondato organizzazioni in quattro
nazioni - India, Turchia, Spagna e Nigeria -, dove sono attualmente in corso
degli studi. In Italia, Edv sta definendo accordi con l' Università di
Milano-Bicocca. Patricia Scotland, afro-caraibica, è stata la prima donna nera,
e la più giovane, nominata Queen' s Counsel (i cassazionisti, i principi del
foro tra i quali la Corona inglese scegliei propri legali)e giudice part-time
dell' Alta Corte; la prima donna, e il primo nero, a rivestire la carica di
Guardasigilli; la prima donna nera nominata alla Camera dei Lord, e poi nel
Consiglio dei ministri. Una carriera folgorante per lei, nata nella Repubblica
Dominicana cinquant' anni fa ed emigrata all' età di tre anni a Londra con la
famiglia, terzultima di dodici figli. Profondamente cattolica, Scotland
riunisce in sé lungimiranza e larghezza di vedute. È stata inoltre il miglior
avvocato cassazionista dei clienti dello studio Hornby & Levy all' Alta
Corte: ai grossi guadagni preferiva quanto pagato dallo Stato per tutelare i
diritti dei minori maltrattati e delle loro famiglie. Per ridurre gli omicidi,
la sofferenza delle famiglie e il costo per lo Stato, tutte le istituzioni
coinvolte devono condividere i compiti seguendo procedure efficaci per attuare
un piano ad hoc, approvato da un tribunale specializzato: è questo il sistema
olistico di cui Scotland parla da anni con passione. A Trinidad e in Spagna le
hanno creduto. Dal 1990, il governo di Trinidad e Tobago - il primo ad adottare
le misure da lei proposte - ha registrato una diminuzione dei casi di violenza
domestica del 64%. Nel 2006, i risultati ottenuti in ottanta tribunali spagnoli
indicano che i casi di violenza domestica sono diminuiti del 25%. Il sistema
creato da Scotland è imperniato su due elementi. Il primo, chiamato
multi-agency risk assessment approach, consiste in una valutazione
multidisciplinare della potenzialità di rischio, operata da un nucleo ristretto
di attori sociali e istituzioni. È un approccio flessibile, di effetto
immediato. Il secondo è l' introduzione di un operatore indipendente, l'
Independent domestic violence advisor (Idva), che per tre mesi ha il ruolo di
coordinatore tra gli enti e di supporto della vittima. Inoltre, il procedimento
legale è stato snellito e reso trasparente; alcuni tribunali hanno creato
apposite sezioni specializzate. «Bisogna cooperare con i datori di lavoro,
sensibilizzarli, educarli: per la donna vittima di violenza, mantenere il
lavoro è fondamentale», dice Scotland. In Inghilterra le donne costituiscono
poco meno della metà dei lavoratori: il costo sociale della violenza domestica
è notevole. Nel 2005 Scotland ha costituito la Corporate Alliance Against
Domestic Violence, ovvero l' unione dei datori di lavoro contro la violenza
domestica. Ne fanno parte le maggiori società britanniche, alcune
multinazionali e anche piccole aziende: il suo scopo è sostenere la vittima
insieme ad altri enti e ha avuto un ruolo fondamentale nella protezione della
lavoratricee nella diminuzione degli omicidi. «Penso anche agli altri Paesi»,
spiega Scotland. I suoi funzionari ed esperti hanno creato un paradigma
flessibile all' interno del procedimento legale, che si può applicare ad altri
ambiti socioculturali. «L' Organizzazione Mondiale della Sanità ci conferma che
la violenza domestica è una realtà diffusa in ogni paese; ognuno di loro può
adattare il nostro sistema alla propria realtà. In questo modo potremo salvare
vite e famiglie, e ridurre enormemente la spesa pubblica. Non dimentichiamo che
da noi una donna su quattro e un uomo su sei sono stati vittime di violenza
domestica da adulti». Il successo delle innovazioni introdotte da Scotland è
straordinario: nel 2003 a Londra sono stati registrati 49 omicidi di donne
vittime di violenza domestica. Nel 2010 se ne sono registrati 5; nel 2003 il
costo nazionale del mancato lavoro delle donne era di 2 miliardi e
settecentomila sterline. Nel 2010 è sceso a 1 miliardo e novecentomila
sterline. «Se avvenisse lo stesso nel resto d' Europa, il Pil potrebbe
aumentare del 21%. Vedo l' eliminazione della violenza domestica in termini non
soltanto di difesa della dignità umana, ma anche di rilancio economico»,
osserva Scotland. Vorremmo concludere con un' esortazione rivolta al governo
italiano.È necessario produrre conoscenza e produrre fatti. L' azione è legata
alle esperienze che sono già diventate esemplari, e dunque imitabili, sia pure
attraverso le ovvie "traduzioni", all' interno di contesti diversi.
Siamo convinte che il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, la
Confindustria e i singoli datori di lavoro, i servizi sociali, le scuole
stesse, debbano prendere atto delle iniziative adottate in Inghilterra; che
debbano studiarne premesse, effetti e modalità per adattarli alla realtà
italiana. Per quanto possa suonare allarmante, dovrà essere impegno di tutti
quello di riconoscere il problema dove è meno evidente perché più vicino: la
violenza all' interno delle famiglie è un problema, ed è un problema grave
perché spesso ci riguarda da vicino e non lo chiamiamo con quel nome. Il luogo
in cui dove bisogna cominciare a debellarlo sono le nostre famiglie. Quelle che
conosciamo. Basta guardarsi attorno. (Simonetta Agnello Hornby è scrittrice e
avvocato dei minori; Marina Calloni insegna filosofia politica e sociale all'
università Milano-Bicocca, può essere contattata a questa mail:
EDVItaly@gmail.com) - SIMONETTA AGNELLO HORNBY MARINA CALLONI
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