LEGGE 194/ Mantovano (Pdl): la Corte non cambierà l'unico vero tabù
italiano - INT. Alfredo Mantovano, martedì 19 giugno 2012, http://www.ilsussidiario.net
Quante possibilità ci sono che la
Consulta, il 20 giugno, dichiari incostituzionale la legge 194? Riassumiamo:
tutto è nato da un giudice del tribunale di Spoleto che ha sollevato delle
obiezioni di costituzionalità dopo che una 16enne aveva deciso di abortire
senza coinvolgere i genitori. Secondo il giudice, va esaminato l’articolo 4
della norma, quello che prevede la possibilità di interrompere la «gravidanza
nei primi novanta giorni dal concepimento, e la facoltà della gestante che
accusi circostanze comportanti un “serio pericolo” per la sua salute fisica o
psichica». Per il giudice tale norma violerebbe gli articoli 2 («la Repubblica
riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo») e 32 I Comma «la
Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e
interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti») della
Costituzione; li violerebbe considerando il fatto che, di recente, la Corte
europea per i diritti dell’uomo ha stabilito che l’embrione è soggetto di tutela
assoluta. Tornando alla domanda iniziale: «Bisogna distinguere tra le ragioni
di stretto diritto da quelle legate all’orientamento politico e ideologico che,
nel corso degli anni, la Corte Costituzionale ha assunto ogni volta che ha
esaminato le questioni riguardanti la 194», spiega, raggiunto da
ilSussidiario.net Alfredo Mantovano, onorevole del Pdl, tra il ospiti del
convegno del 7 giugno "Non toccate quegli embrioni", promosso dalla
fondazione Magna Carta. Secondo il quale, ad oggi, è impossibile fare
previsioni. «La Corte, con un atteggiamento, sovente, pilatesco, ha sempre
evitato di entrare nel merito della legge. Risolvendo tutte le eccezioni
sollevate con ordinanze di inammissibilità, manifesta infondatezza o di
irrilevanza». A dire il vero, precisa, una volta si è espressa. Eccome. «Lo ha
fatto in vista del referendum dell’81 sull’aborto; quando fu chiamata a
esaminare l’ammissibilità dei quesiti referendari diede, di fatto e
preventivamente, l’avvallo alle 194, affermando che fosse una legge costituta
secondo criteri di piena attuazione e coerenza rispetto al principio
costituzionale della tutela della salute della donna». Fin qui, i motivi per
cui la Consulta potrebbe bocciare le obiezioni del Tribunale di Spoleto. «E’
anche vero che, dal ’78, quando la legge è stata varata, sono trascorsi più di
trent’anni. E, ad oggi, esiste un condizionamento della Corte europea dei
diritti dell’uomo sui singoli stati nazionali che, allora, non c’era. La
partita è ancora aperta». Comunque vada, potrebbe essere un’occasione per farle
un tagliando. «Che la si possa sostanzialmente modificare è del tutto escluso:
la 194, infatti, è l’unico e vero tabù dell’ordinamento italiano. Si ritiene,
come è giusto che sia, che la Costituzione sia modificabile, mentre l'unico
insieme di norme che deve rimanere intangibile è quello sull’interruzione di
gravidanza». Una qualche revisione, tuttavia, è plausibile.
Per Mantovano, nell’ambito della
legge stessa, sarebbe possibile valorizzare la parte contenuta nei primi
articoli relativa alla dissuasione. «Ad oggi – spiega -, la gestante richiede
presso la struttura organizzata il certificato per l’interruzione di gravidanza
senza troppi problemi e, trascorsi sette giorni di “riflessione”, può abortire.
Sarebbe opportuno che l’Asl, il consultorio o il medico di fiducia indicassero
concrete alternative all’aborto. Come del resto la legge prevede che si debba e
non che si “possa” fare. Sarebbe, inoltre, possibile legare e subordinare il
rilascio del certificato alla verifica dell’attuazione effettiva di tali
indicazioni». Ci sono, inoltre, degli articoli che sono stati superati. Uno su
tutti: «si consente l’aborto oltre il settimo mese se il feto non è passato
alla fase di vitalità; con vitalità si intende la facoltà del feto si sopravvivere
in caso di parto prematuro. Tale facoltà si considerava, nel 1978, sussistere,
appunto, dal settimo mese in poi. Ad oggi, grazie ai progressi della scienza
medica, ci sono casi di feti che sopravvivono anche in caso di parto prematuro
al sesto mese».
(Paolo Nessi)
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