Morte di parto L’Italia è la maglia nera d’Europa - di Pino Stoppan da
l’Unità, 19 giugno 2012
Più di ogni altro Stato europeo.
In Italia la mortalità per parto è altissima. Colpa dell’età sempre più
avanzata delle neo-mamme. A contraddire la classifica stilata dalla rivista
«Lancet» nel 2010 è l’Istituto superiore di sanità, che ha studiato 5 regioni
rappresentative del 32% delle donne italiane in età fertile con criteri
diversi: oltre ai certificati di morte dell’Istat, ha usato le schede di
dimissione ospedaliere. Così il valore non è più di 4 morti ogni 100mila nati
vivi, ma di 11,8, il 63% in più, contro una media dell’Europa occidentale di
7-8. Lo studio, condotto dal Reparto salute della donna e dell’età evolutiva
del Cnesps-Iss, ha raccolto i dati dal 2000 al 2007 di Piemonte, Emilia
Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia. Tra il 2000 e il 2007 in queste Regioni sono
stati registrati 1.001.292 nati vivi e 260 morti materne con un’età media di 33
anni. La mortalità materna è 3 volte più alta in Sicilia (24,1) rispetto a
Toscana ed Emilia Romagna (7,6), ma influiscono anche fattori come l’età e il
taglio cesareo. Per le donne con gravidanza oltre i 35 anni il pericolo di
morire è doppio, mentre è triplo per chi fa il taglio cesareo, anche se in
molti casi il cesareo è indicato per donne a rischio per patologie. Anche il
basso livello di istruzione e la cittadinanza straniera sono associati a un maggior
rischio di mortalità. «Il valore di 11,8 non è un dato nazionale, ma di queste
5 regioni, ed è una valore medio tra i paesi sviluppati occidentali – spiega
Serena Donati, ricercatrice Cnesps-Iss – L’Europa dell’Est ha valori peggiori
dei nostri, mentre Francia e Danimarca migliori. La Gran Bretagna è poco
migliore di noi con 11,4. Il 50% delle morti è evitabile, in parte perché
legate a casi di emorragia ostetrica, preeclampsia e tromboembolia, che possono
essere ridotte». Le ause più frequenti di mortalità sono emorragie e disordini
ipertensivi in gravidanza in caso di complicazioni legate al parto, e
neoplasie, patologie cardiovascolari e i suicidi tra cause indirette (malattie
preesistenti o insorte durante la gestazione e da essa aggravate). Per Nicola
Surico, presidente della Società italiana di Ginecologia e ostetricia (Sigo),
«questi dati non sono una sorpresa. L’età avanzata delle partorienti,
soprattutto in chi ricorre a procreazione assistita, è in crescita e molte
donne non vengono studiate adeguatamente prima della gestazione.
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