Decifrati a Bari i segreti del piccolo genoma dimenticato, 26 Giugno
2012, http://m.lagazzettadelmezzogiorno.it/
Partendo da frammenti di sequenze
genomiche prodotte per tutt’altro scopo, è possibile recuperare le informazioni
necessarie a ricostruire in maniera pressoché completa il genoma mitocondriale,
ovvero il Dna di quegli organelli che rappresentano la «centrale energetica»
delle cellule e che hanno un patrimonio genetico indipendente da quello
nucleare racchiuso nei cromosomi. L’innovativa metodica bioinformatica è stata
messa a punto da Ernesto Picardi e Graziano Pesole, rispettivamente ricercatore
e direttore dell’Istituto di biomembrane e bioenergetica del Consiglio nazionale
delle ricerche (Ibbe-Cnr) e docenti di Biologia molecolare del dipartimento di
Bioscienze, biotecnologie e scienze farmacologiche dell’Università di Bari. I
risultati sono pubblicati sulla rivista «Nature Methods».
«Il genoma mitocondriale, questa
piccola molecola di Dna, è rimasto finora quasi ignorato dai ricercatori che si
sono dedicati al sequenziamento dell’esoma, ovvero delle regioni di Dna
codificanti per proteine, allo scopo di trovare mutazioni associate a malattie
genetiche», spiega Pesole. Questa «caccia» alle mutazioni finalizzata alla
ricerca di possibili terapie ha portato quindi all’elaborazione di protocolli
sperimentali che non contemplano tutte le informazioni disponibili e
necessarie, come quelle riguardanti il Dna mitocondriale e il suo contributo
nella patogenesi di molte malattie genetiche.
«Quello dei mitocondri
costituisce circa il 2% del Dna cellulare e assolve funzioni di importanza
vitale», prosegue il direttore dell’Ibbe-Cnr. «Mutazioni del genoma
mitocondriale sono responsabili di malattie gravissime che compromettono la
funzionalità del sistema muscolare e nervoso o che sono associate a processi di
invecchiamento e tumorigenesi. Le malattie cosiddette mitocondriali, come la
sindrome di Leigh, di Kearns-Sayre, di Pearson o diverse encefalopatie e
neuropatie, hanno un’incidenza media di 1/4000, colpiscono soprattutto bambini
e si distinguono per il fatto che, come il Dna mitocondriale, sono ereditate
esclusivamente per via materna».
L’avvento delle piattaforme di
sequenziamento di nuova generazione, pur determinando una trasformazione
epocale nella ricerca biomolecolare, richiede l’elaborazione di strategie che
consentano l’interpretazione biologica dell’enorme mole di dati prodotti. In
questo ambito, la metodologia messa a punto dai ricercatori del Cnr e di Uniba,
che consente di ricostruire l’intero Dna mitocondriale utilizzando l’enorme
mole di dati di sequenziamento massivo già esistenti per moltissime patologie,
apre un nuovo orizzonte per la ricerca sulle malattie genetiche.
«Sarà possibile, infatti -
conclude Pesole - studiare il coinvolgimento del genoma mitocondriale in
centinaia di malattie di cui non si conoscono il gene o i geni responsabili.
Questo porrà le basi per la predisposizione di nuovi protocolli, sia
diagnostici che prognostici, e per l’applicazione di nuove strategie
terapeutiche». [r. sc.]
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