COSÌ ALLENARE IL CERVELLO È DIVENTATO UN BUSINESS di David Z. Hambrick,
La Repubblica, 7 giugno 2012, http://www.dirittiglobali.it
Così allenare il cervello è
diventato un business In realtà quel
che succede è che si diventa più bravi I rapidi progressi nelle capacità
cognitive sono una grande illusione Questa mania nasce dopo il 2008: uscì un
articolo di un gruppo di psicologi che sosteneva il "brain training"
come metodo Stati Uniti ed Europa investono milioni in videogiochi e test per
migliorare l´intelligenza. Ma spesso sono solo scorciatoie
Una tendenza sorprendente della
cultura contemporanea è la ricerca di un rapido potenziamento delle capacità
cognitive. Il concetto che sta dietro a molti video popolari e a molti giochi
di "addestramento intellettivo" online è che eseguendo attività che
rafforzano la memoria, l´attenzione e altri processi mentali, si può diventare
più intelligenti. La Nintendo commercializza il suo videogioco Brain Age
presentandolo come una "palestra per la mente". La Lumosity, che
vanta 20 milioni di utenti, dice che i suoi giochi offrono «benefici cognitivi
reali per individui di tutte le età». Il Cogmed, che è stato adottato dalle
scuole americane e svedesi, aiuta chi lo usa a «sbloccare le capacità cognitive
allenando il cervello». La rivista Forbes recentemente ha scritto che il
potenziamento cognitivo è il prossimo «settore da mille miliardi di dollari».
Le forze armate Usa stanno addirittura studiando la possibilità di usare il
brain training per migliorare le capacità dei soldati.
Da dove nasce questa mania? Fino
a poco tempo fa, quasi tutti gli psicologi erano del parere che l´intelligenza
fosse, sostanzialmente, una caratteristica fissa e definita. Ma nel 2008
l´articolo di un gruppo di ricercatori guidati da Susanne Jaeggi e Martin
Buschkuehl ha messo in discussione questa teoria e ha rilanciato l´entusiasmo
di molti psicologi sulla possibilità di allenare l´intelligenza, proprio con
quel tipo di attività oggi diffusissime sotto forma di giochi.
Io, però, al pari di molti altri
ricercatori in questo campo, guardo con scetticismo a questa ricerca. Prima che
qualcuno spenda altro tempo e denaro per cercare un modo facile e veloce per
potenziare l´intelligenza, è bene che spieghiamo perché questa idea non ci
convince.
Nello studio Jaeggi i ricercatori
hanno cominciato facendo compilare ai partecipanti un test di ragionamento per
misurare la loro intelligenza "fluida", cioè la capacità di stabilire
collegamenti fra le cose, risolvere problemi nuovi e adattarsi a nuove
situazioni. Dopo di che, alcuni dei partecipanti sono stati sottoposti a un
allenamento lungo fino a otto ore su una difficile attività cognitiva, che
consisteva nel dedicare una forte attenzione a due flussi di informazioni (una
versione di questo compito ora viene commercializzata da Lumosity); gli altri
partecipanti sono stati assegnati a un gruppo di controllo e non sono stati
sottoposti ad alcun tipo di allenamento cognitivo. Dopo di che, tutti hanno
ricevuto una versione differente del test di ragionamento.
I risultati sono stati
sorprendenti. Gli autori hanno riferito che i partecipanti sottoposti al brain
training avevano evidenziato progressi maggiori nel test di ragionamento
rispetto al gruppo di controllo, e nonostante l´addestramento fosse stato relativamente
breve il progresso registrato era sufficiente per produrre un miglioramento
sostanziale nella vita di tutti i giorni. Sembra davvero una scoperta
straordinaria. Ci sono stati molti tentativi in passato per dimostrare che è
possibile potenziare in modo significativo e duraturo la propria intelligenza
attraverso interventi esterni, ma tutti con scarso esito: quando sono stati
registrati progressi, si è trattato sempre progressi modesti e che hanno
richiesto anni di sforzi. Per esempio, in uno studio dell´Università della
Carolina del Nord, l´Abecederian Early Intervention Project, alcuni bambini
sono stati sottoposti, dalla primissima infanzia fino all´età di 5 anni, a un
intenso programma finalizzato ad accrescere l´intelligenza. Nei test realizzati
successivamente, questi bambini hanno evidenziato un quoziente intellettivo
(QI) superiore di 6 punti rispetto a un gruppo di controllo (e diventati adulti
le loro probabilità di conseguire una laurea erano quattro volte maggiori).
L´incremento dell´intelligenza che risulterebbe dallo studio Jaeggi invece
sarebbe di sei punti di QI in più dopo appena sei ore (!) di formazione: un
punto in più all´ora.
I risultati della Jaeggi e degli
altri sono intriganti, ma molti ricercatori hanno provato inutilmente a dimostrare
miglioramenti statisticamente significativi del quoziente intellettivo usando
programmi di addestramento cognitivo analoghi, come quello di Cogmed. Il sito
PsychFileDrawer.org, che è stato creato come archivio degli studi replicati e
falliti nel campo della ricerca psicologica, ospita una lista dei primi 20
studi che gli utenti vorrebbero che venissero replicati. Lo studio di Jaeggi e
compagnia in questo momento è al primo posto. Da un lato indica che gli
psicologi sono molto interessati all´idea che l´addestramento cognitivo possa
produrre miglioramenti intellettivi rilevanti, dall´altro rispecchia una
diffusa cautela riguardo ai risultati di un singolo studio.
Un altro motivo per essere
scettici sta in un difetto di progettazione dello studio: la Jaeggi e gli altri
hanno utilizzato un unico test di ragionamento per misurare i progressi. Come
osservano gli psicologi cognitivi Zachary Shipstead, Thomas Redick e Randall
Engle in una recente analisi della letteratura in materia di addestramento
cognitivo pubblicata sullo Psychological Bulletin, l´intelligenza non può
essere misurata attraverso un singolo test: riflette gli elementi comuni dei
test di molte capacità cognitive. Dimostrare che i soggetti di un esperimento
diventano più bravi su un singolo test di ragionamento dopo un addestramento
cognitivo non prova che sono più intelligenti: sancisce semplicemente che sono
più bravi in un singolo test di ragionamento.
Non c´è da sorprendersi se
straordinarie scoperte sulla possibilità di rapidi progressi dell´intelligenza
si rivelano sbagliate. Le straordinarie scoperte sono quasi sempre sbagliate.
Ma non c´è nemmeno motivo di scoraggiarsi del tutto. Risultati di studi come il
progetto Abecederian suggeriscono che è possibile accrescere l´intelligenza
delle persone migliorando il contesto in cui vivono, e che questo può servire a
migliorare la vita delle persone. Ma suggeriscono anche che per ottenere
miglioramenti significativi bisogna impegnare risorse importanti. E se lo
perdiamo di vista, queste risorse non le impegneremo mai.
(Traduzione di Fabio Galimberti)
© 2012 The New York Times
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