lunedì 4 giugno 2012


MARTEDÌ 29 MAGGIO 2012, Paura delle parole o paura dei fatti? Giacomo Rocchi, http://veritaevita.blogspot.it

Sul quotidiano Alto Adige, nei numeri del 27 e del 29 maggio, sono state pubblicate due lettere alle quali il Direttore ha ritenuto di rispondere. Antonietta Morandi, del Movimento per la Vita di Bolzano, criticava come il quotidiano aveva presentato una manifestazione nel corso della quale erano state lasciate penzolare sul ponte Talvera 600 scarpine come "denuncia e informazione per portare a conoscenza di tutti come nella nostra bella e ricca provincia i bambini soppressi ogni anno sono quasi 600". La lettera, segnalando il maggior rilievo dato alla notizia del salvataggio di un cagnolino caduto in un fiume, concludeva: "Qui sta proprio la schizofrenia del nostro tempo e della nostra cultura: creare anche artificialmente esseri umani e uccidere e buttare quelli che ci sono già, che sono ancora lì, nascosti nel grembo materno. Chi si muove per salvare questi bambini?"
La risposta del Direttore Alberto Faustini è fulminante: "Non condivido in nessun modo - e glielo dico da cattolico - l'uso che fate della parola soppressi". Un riflesso condizionato? Si parla di aborto e il Direttore "incasella" l'argomento: roba da cattolici; poi ci si veste da cattolici ("adulti"?) e si inizia a tirare il freno: sulle parole ("soppressi"? Andiamoci piano ...), ma soprattutto sui fatti: la parola "bambino" ovviamente non c'è (il Direttore ritorna però, sulla "deliziosa storia del cagnolino salvato") e si evocano "ben altri tipi di soppressione" (due giorni dopo il Direttore spiega che si trattava delle persone uccise nei campi di sterminio). Ma "soppressioni" di chi? Guai a dirlo, ma il Direttore ribadisce che "io una differenza - enorme - continuo a vederla": la vede, ma non la spiega.
Insomma: difensori della vita inevitabilmente cattolici, bambini uccisi rigorosamente cancellati dalla scena, saggi rimproveri sull'uso delle parole. Basta così? Ovviamente no: il Direttore deve fare la predica finale: "Ho un profondo rispetto per la vita, ma ho un altrettanto profondo rispetto delle regole dello Stato - conquistate a fatica - e di una laicità che ad esempio un cattolico come Degasperi ha difeso con forza in anni non facili". Imparate, voi cattolici che vi travestite da difensori della vita: dovete essere "laici" e rispettare le leggi dello Stato; quindi non occupatevi dei bambini (parola omessa) soppressi (parola vietata), piuttosto "spero che possiate fare avere quelle scarpe a chi ne ha bisogno". Capito? Siete per forza cattolici, parlate piano, moderate le parole, rispettate le leggi ingiuste e fate beneficienza!

E così, quando Lina Testa, due giorni dopo, in una bellissima lettera gli ribatte "che i bambini abortiti (sia a norma di legge che non) vengano soppressi è un fatto. Non vedo dove è lo scandalo per l'uso di questo linguaggio" e (pensate un po') insiste: "abortire, poi, un bambino significa impedirgli di vivere, farlo fuori, eliminarlo, insomma, il concetto è sempre quello. Che c'è da scandalizzarsi? E' la semplice realtà, di questo si parla quando si parla di aborto, non di altro"; e quando osserva: "o si sostiene il diritto alla vita o si sostiene l'aborto, tertium non datur insegnavano i latini, che non erano cattolici e forse laici molto più di lei. La laicità non c'entra un fico secco" e quando infine lo insegue: "lei, e non io, e non si capisce poi perché, visto che nessuno glielo ha chiesto, sostiene di essere cattolico, ma il cattolico è tenuto ad accettare il Magistero e il Magistero (oltre alla logica e alla legge naturale) è chiarissimo sul punto. Le leggi dello Stato che autorizzano l'omicidio (va bene così, invece di soppressione?) dell'innocente sono leggi ingiuste e ad esse non va data alcuna obbedienza", il Direttore si offende e si ritrae: "Eviterei di scendere al suo livello, anche perché non amo cattedre (...) dogmi e reazioni analoghe". Il livello cui vuole evitare di scendere è quello dei 600 bambini uccisi in provincia di Bolzano? Chissà, intanto il Direttore non ne parla ... Benché sostenga di non amare cattedre e dogmi, non rinuncia, però al richiamo finale a quello che, evidentemente, è il suo santo laico: "Ho citato Degasperi perché sapeva essere cattolico con il senso, profondamente laico, dello Stato. E qui mi fermo ...".
Pensavo che la laicità fosse, innanzitutto, fare i conti con la realtà, con i fatti così come sono ... mi sono sbagliato?

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