06/06/2012 - "Il mio sarà un pollo-sauro con l’anima del
T-Rex"di Gabriele Beccaria, http://www3.lastampa.it
Jack Horner è un personaggio
speciale. Quando osserva un pollo, intravede un dinosauro. E dietro il suo
cortocircuito visivo c’è un progetto provocatorio: riavvolgere al contrario il
film dell’evoluzione, scagliando il presente nel passato remoto.
Per convincere gli scettici sta
realizzando una serie di ricerche d’avanguardia (insegna alla Montana State
University ed è considerato uno dei maggiori paleontologi al mondo), ma, oltre
ai corposi testi per riviste specializzate, intrisi di genetica e biologia, si
diverte a raccontarsi ai non esperti: ha scritto un saggio divulgativo («Come
costruire un dinosauro», edito da Pearson) e ha parlato al Museo di Storia
Naturale di Milano, ospite di «Meet the media guru», un ciclo di incontri con i
protagonisti della scienza e dell’innovazione.
Professore, lei sogna di
realizzare il «dino-chicken», un pollo che contiene alcune caratteristiche
delle creature del Giurassico: è partito dalla considerazione che in ogni
Genoma sia racchiuso un archivio biologico.
«Il mio scopo non è portare in
vita un dinosauro specifico, semmai quello di riportare alla luce una serie di
elementi primitivi che contraddistinguevano i dinosauri stessi».
E quali sono?
«I tre principali sono la
ricomparsa della coda, la ri-trasformazione delle ali in zampe e il ritorno dei
denti. Il metodo per ottenerli è riattivare geni che oggi sono spenti. E lo
possiamo fare perché - come rivelano molte prove - gli uccelli derivano dai
dinosauri».
A che punto siete con gli
esperimenti?
«Abbiamo già fatto crescere i
denti in un pollo».
Quanti geni dovrete manipolare?
«Tre. Tre soltanto».
Alla fine come sarà questo
animale chimerico? Un piccolo mostro?
«Sarà un “dino-chicken”, appunto,
con caratteristiche di entrambe le specie».
Quando lo vedremo?
«Io penso già entro quattro
anni».
A chi la critica e solleva dubbi
che cosa risponde?
«Che ci sono critici ovunque e
che accanto a ogni esperimente c’è sempre qualcuno che si dichiara contrario.
Ma non vedo problemi etici. Non c’è nulla di sbagliato: abbiamo già alterato
altri animali e altre piante e con risultati anche più bizzarri».
Ha pensato al dopo? Che cosa farà
con la nuova creatura?
«Quell’esemplare rappresenterà la
prima generazione, la più semplice da ottenere. Poi ne arriverà una seconda, a
partire dagli embrioni, alterando il Dna. E così avremo una serie di
caratteristiche dei dinosauri più marcate».
E il traguardo finale? Ne sapremo
di più sui mitici Velociraptor e T-Rex?
«No e non credo che sia
l’obiettivo. Le conoscenze su queste creature estinte non cambierà molto.
Piuttosto, già entro un decennio, grazie alle nostre ricerche, avremo
accumulato un grande patrimonio di conoscenze genetiche che potranno rivelarsi
utili in tanti settori diversi».
Anche in quelli medici?
«Naturalmente. E’ ciò che avviene
ogni volta che si studiano i meccanismi del Dna».
Lei deve la sua fama anche come
consulente di «Jurassic Park», uno dei classici di Steven Spielberg: pensa che
un giorno si riuscirà a ricreare un vero dinosauro a partire dal Dna originale?
«No, quella di “Jurassic Park” è
fantascienza».
Per sempre?
«Per sempre, purtroppo».
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