12 giugno 2012 - Bioetica: nuove prospettive per la diagnosi - di
Alfredo De Matteo, http://www.corrispondenzaromana.it
Un test non invasivo messo a
punto dai ricercatori dell’università di Washington e illustrato sulla rivista
“Science Translational Medicine” è la nuova frontiera della diagnosi prenatale
che nel prossimo futuro dovrebbe rimpiazzare la tradizionale amniocentesi. Il
Dna del bambino è stato mappato partendo dalle informazioni biologiche
contenute in un campione di saliva del padre e dal sangue prelevato dalla madre
alla 18esima settimana di gravidanza.
Il nuovo test oltre ad essere
meno invasivo dell’amniocentesi consente di scoprire molte più alterazioni
genetiche ed è in grado di individuare le mutazioni non ereditate dai genitori.
«Questo lavoro ci fa pensare che presto avremo la possibilità di studiare
l’intero genoma del feto alla ricerca di oltre tremila malattie legate a
singoli geni grazie ad un unico test non invasivo», ha dichiarato un genetista
dell’università di Washington (“Ansa”, 8 giugno 2012).
Il nuovo test diagnostico
contribuirà a salvare vite umane o rappresenterà un ulteriore efficace
strumento di morte capace di individuare gli individui “difettosi” da
eliminare? Il progetto down syndrome free con cui il governo danese già da
alcuni anni ha reso gratuito l’accesso alla diagnosi prenatale al fine di
scovare e uccidere i bambini affetti dalla sindrome di down, è indicativo del
rischio che la nuova scoperta scientifica, in se niente affatto negativa, venga
usata come arma di distruzione di massa.
D’altra parte, la presenza di
leggi contrarie alla vita e di una cultura pervasa dal relativismo morale e
avvelenata dal dogma dell’autodeterminazione non lasciano sperare nulla di
buono. (Alfredo De Matteo)
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