PERCHÈ NON SIAMO IL NOSTRO CERVELLO – libro - Etichette: alberto, alva,
carrara, cervello, filosofia, noe – http://acarrara.blogspot.it/2012/04/perche-non-siamo-il-nostro-cervello.html
Quest’oggi voglio presentarvi un
libro davvero sorprendente.
Il titolo: Perchè non siamo il
nostro cervello. Una teoria radicale della coscienza.
L’autore: nome strano, un certo,
Alva Nöe, professore di Filosofia presso l’Università della Californoa,
Berkeley (USA), membro dell’Istitute of Cognitive and Brain Science.
190 pagine, edizione Raffaello
Cortina, Milano 2010.
La traduzione dall’originale, Out of Our Heads.
Why You Are Not Your Brain, and Other Lessons from the Biology of
Consciousness, 2009, è di Silvano Zipoli Caiani.
Oliver Sacks ha raccomandato la
lettura di questo libro con queste parole: “un libro indispensabile per
chiunque voglia comprendere il pensiero”.
Sono d’accordo con lui!
Eccovi le mie considerazioni
introduttive.
In mezzo a tanti famosi
personaggi che scrivono su tematiche neuroscientifiche e neuroetiche in una
sorta di far-west caratterizzato da una forte “neuro-mania”, questo libro tenta
una mossa controcorrente. È lo stesso autore che lo sottolinea descivendo la
sua opera quale un “attacco all’ortodossia”, e lo motiva dal fatto che: “le
neuroscienze e le scienze cognitive sono un mosaico formato da posizioni
diverse..... gli ultimi venticinque anni testimoniano il graduale sviluppo di
un approccio incarnato, situato, alla mente”[1].
Finalmente qualcuno (e sono molti
ora) che parla ed afferma la necessità scientifica dell’INCARNZAIONE della
mente.
Il libro si chiude con queste
parole profetiche, a mio avviso: “la coscienza è realizzata nell’azione, da
noi, grazie alla nostra situazione nel mondo e al nostro accesso al mondo che
conosciamo intorno a noi. Siamo nel mondo e siamo parte di esso”.
Mi verrebbe soltanto da
aggiungere: “e non siamo cervelli in una vasca”!
Buona lettura.
Prossimamente descriverò, per voi
miei cari lettori, parte per parte questo libro così neuro-stimolante.
[1] Cf. p. 190.
Lunedì 4 giugno 2012 - PERCHÈ NON SIAMO IL NOSTRO CERVELLO (II) - Etichette:
alberto, carrara, cervello, coscienza, neuroetica - http://acarrara.blogspot.it/2012/06/perche-non-siamo-il-nostro-cervello-ii.html
Nel precedente post, quale
introduzione, avevo presentato sinteticamente il libro di Alva Nöe, professore
di Filosofia presso l’Università della California, Berkeley (USA) e membro
dell’Istitute of Cognitive and Brain Science, intitolato Perchè non siamo il
nostro cervello. Una teoria radicale della coscienza (Raffaello Cortina, Milano
2010).
Oggi ne inizio una sintesi.
Innanzittutto, ecco l’indice del
libro attraverso cui mi accingo a presentarvi una critica costruttiva e ferrata
di uno degli emozionanti filoni della neuroetica:
RINGRAZIAMENTI
PREFAZIONE
1. UN’IPOTESI SORPRENDENTE
2. VITA COSCIENTE
3. LA DINAMICA DELLA COSCIENZA
4. MENTI ESTESE
5. ABITUDINI
6. LA GRANDE ILLUSIONE
7. ESPLORAZIONI
8. UN NULLA RISERVATO PER OGNI COSA
EPILOGO. CASA DOLCE CASA
NOTE
INDICE ANALITICO
PREFAZIONE
Alva Nöe esordisce nella
prefazione con un dato di fatto: «Viviamo in un’epoca di crescente entusiasmo
per il cervello» [1]. Non posso che essere d’accordo con tale affermazione
anche perchè questo blog rispecchia il mio personale entusiasmo per le neuroscienze
in generale e per la neuroetica in particolare.
C’è un «diffuso ottimismo» che
caratterizza le neuroscienze anche per i grandi apporti alla medicina e alla
salute dell’essere umano.
Nöe presenta subito il problema
di fondo: il neuro-determinismo. Detto in altri termini, il riduzionismo
neuroscientifico che considera il cervello «l’organo responsabile di ogni
cosa».
Come ben illustrato dal
sottotitolo del libro (Una teoria radicale della coscienza) l’accento viene
posto sul «Santo Graal della filosofia e della scienza» che l’autore identifica
con la coscienza. Può la coscienza umana essere oggetto di spiegazione neurale?
In quest’epoca di entusiasmo
resta controverso un punto nodale: «il ruolo del cervello nel renderci
coscienti, ossia il modo in cui esso dà origine alle sensazioni, ai sentimenti
e alla soggettività». «Nessuno (ne) possiede ancora una spiegazione
plausibile».
«Manca una teoria... che spieghi
quale contributo possa recare il comportamento di singole cellule all’emergere
della coscienza».
Ecco allora che Alva Nöe formula
l’obiettivo del suo contributo: aiutare a capire dove siamo nella ricerca e
nello stato d’arte sulla coscienza e sulle ricerche neuroscientifiche in modo
da trovare una strada per andare avanti [2].
Il grande problema, a suo avviso,
è che molti hanno cercato (e continuano a cercare) la coscienza dove non c’è!
«Dovremmo invece cercarla là dove essa si trova. La coscienza
non è qualcosa che accade dentro di noi. Piuttosto, è qualcosa che facciamo e
creiamo. Meglio: è qualcosa che realizziamo. La coscianza assomiglia più alla
danza che alla digestione».
Mi sembra un approccio
straordinariamente ferrato e concorde, sia con le più recenti evidenze
neuroscientifiche, sia con una certa tradizione filosofica relativa alla coscienza
che da Platone e Aristotele, attraverso Agostino e Tommaso d’Aquino giunge fino
agli sviluppi delle correnti personalistiche e fenomenologiche degli ultimi due
secoli.
Prosegue l’autore: «il luogo
della coscienza è la vita dinamica dell’intera persona o dell’intero animale
immersi nel loro ambiente» [3].
L’approccio olistico è al centro
di quest’opera che vuole anche offrire alcune proposte:
· L’esperienza umana è una danza che si
svolge nel mondo in compagnia di altri individui
· Noi non siamo il nostro cervello
· Noi non siamo rinchiusi nella prigione
delle nostre proprie idee e sensazioni
· Il fenomeno della coscienza, così come
quello della vita, è un processo dinamico che coinvolge il mondo. Siamo di casa
in ciò che ci circonda. Siamo fuori delle nostre teste!
Altra caratteristica di questo
libro è tentare un approccio che compenetri reciprocamente lo stile di pensiero
scientifico e quello umanistico [4].
L’autore, concludendo la
prefazione, puntualizza che: «La scienza naturale non è sui generis. Non è
neutrale rispetto ai valori e non è discontinua rispetto ai più generali
interessi umani. Né la filosofia è una ridda di opinioni. Filosofia e scienza
condividono piuttosto uno scopo comune: il comprendere. Scienza e filosofia
devono lavorare insieme per far progredire la nostra comprensione delle cose.
Questo vale soprattutto là dove l’obiettivo è rappresentato dallo studio della
coscienza o, più radicalmente, dalla comprensione della nostra propria natura».
Al centro della scienza della
mente e della coscienza dev’essere posto il vivente nella sua interezza [5].
[1] Cf. Alva Nöe, Perchè non
siamo il nostro cervello. Una teoria radicale della coscienza, Cortina, Milano
2010, XIII.
[2] Cf., XIV.
[3] Cf., XV.
[4] Cf., XVII.
[5] Cf., XVIII.
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