SIRIA/ Il patriarca cattolico: cristiani usati come scudi umani dai
ribelli - INT. Gregorio III Laham, venerdì 1 giugno 2012, http://www.ilsussidiario.net
Cristiani siriani usati come
scudi umani dai ribelli negli scontri a fuoco con l’Esercito regolare di Assad.
A denunciarlo è il patriarca Gregorio III Laham, massima autorità cattolica di
Damasco Patriarca di Antiochia, di tutto l’Oriente, di Alessandria e di
Gerusalemme dei Melchiti. Il patriarca racconta di rapimenti notturni dei
fedeli della sua diocesi, con pagamenti fino a 200mila dollari Usa per il
riscatto, case confiscate o fatte saltare per aria, continue incursioni armate
di musulmani sunniti nei quartieri cattolici. Nel corso dell’intervista a
Ilsussidiario.net, Gregorio III rivela i particolari della sua ultima udienza
con Papa Benedetto XVIII, nel corso della quale si sono confrontati a lungo
sulla crisi siriana. E sulla strage di Hula sottolinea: “E’ contro ogni logica
che sia stata compiuta dal governo. L’artiglieria dell’Esercito si trovava
fuori dal villaggio, mentre le esecuzioni sono state perpetrate da qualcuno
penetrato nel centro abitato”.
Patriarca Gregorio III, com’è la
situazione per i cristiani in Siria?
La loro situazione è problematica
non soltanto in quanto cristiani ma anche in quanto cittadini in difficoltà. I
ribelli entrano nei loro quartieri, mettendoli in fuga dalle loro case: è
successo a Homs, Yabroud, Rabli e altrove nella Valle dei Cristiani. Il
risultato è un vero e proprio esodo dei cristiani siriani che non si sentono
più sicuri nel loro Paese.
A chi appartengono i gruppi che
cacciano i cristiani dalle loro case?
Sono musulmani sunniti
appartenenti alle fazioni ribelli, ma spesso anche terroristi o banditi.
Bisogna dirlo chiaramente: in Siria non si fronteggiano più soltanto governo e
opposizione, ma c’è anche un terzo elemento che punta soltanto a sovvertire la
legge. I cristiani sono vittime del caos nel Paese che è stato causato dagli
oppositori.
Che cosa fanno i “banditi” una
volta entrati nei quartieri cristiani?
La loro semplice presenza è già
di per sé un elemento di insicurezza, perché crea un’atmosfera terroristica.
Appena si insediano in un luogo hanno inizio gli scontri con l’Esercito
regolare. I terroristi uccidono soldati o funzionari, come è successo a Homs e
nei villaggi intorno alla città.
I ribelli aggrediscono i
cristiani?
I ribelli usano i civili
cristiani, i loro quartieri e le loro case come scudi umani negli scontri con
l’Esercito. E allora accade quello che accade. Non capisco perché questi
musulmani sunniti vengano in quartieri e villaggi che non sono i loro.
Quali altre violenze sono subite
dai cristiani?
I banditi estorcono denaro ai
cristiani o li rapiscono nottetempo e li rilasciano dopo due o tre giorni in
cambio di riscatti del valore fino a 200mila dollari. In alcuni casi questi
gruppi hanno confiscato le case dei civili, magari per poi distruggerle.
Che cosa è possibile fare per
proteggere i cristiani siriani?
Se l’Europa vuole salvare i
cristiani siriani, deve incoraggiare il piano di pace di Kofi Annan. Qualsiasi
piano alternativo, come pure l’ipotesi di nuove sanzioni, indebolisce soltanto
gli sforzi del mediatore Onu. La comunità internazionale ha affidato la
missione ad Annan e bisogna lasciarlo lavorare. Il problema è che prima
l’Europa gli ha affidato un mandato e ora è contro di lui. E’ questo che
impedisce al piano Annan di fare dei passi avanti.
Chi è responsabile delle
violazioni della tregua?
La tregua è stata violata dai
ribelli e non da Assad. Il regime non ha alcun interesse a fare fallire il
piano Annan. Su 10mila morti dall’inizio della rivolta, si contano migliaia di
vittime anche tra i soldati. Il governo deve proteggere l’intero Paese, e non
soltanto i manifestanti che sono sempre armati. A nome anche degli altri
vescovi siriani, posso affermare che non è mai avvenuto che una manifestazione
disarmata fosse attaccata dall’Esercito. Il governo non attacca se non è
attaccato. A Hula sono stati uccisi 15 soldati prima della strage, che non è
stata compiuta dai fedeli di Assad.
Ne è davvero certo?
Non riesco a immaginare che un
governo e un esercito organizzato possano uccidere dei bambini così.
Soprattutto in un momento in cui si trova sotto gli occhi del mondo intero.
In un primo momento a essere
accusata è stata l’artiglieria dell’Esercito …
L’artiglieria si trovava fuori
dal villaggio, mentre è più probabile che chi ha compiuto la strage siano state
le forze dell’opposizione all’interno del centro abitato. Non ho elementi per
affermarlo con certezza, ma è la cosa che mi sembra più logica.
I ribelli, che chiedono solo
democrazia, avrebbero invece dei motivi per uccidere i bambini?
La democrazia non c’entra,
all’origine delle rivolte c’è la volontà internazionale e locale di distruggere
le Siria. Noi abbiamo già abbastanza democrazia, anche se non al cento per
cento, e siamo sulla via per rafforzarla. Negli ultimi dieci anni il clima del
mio Paese è diventato più liberale e democratico, nonostante la presenza dei
servizi segreti. Noi cristiani siamo i primi a chiedere un cambiamento, ma
riteniamo che quest’ultimo non possa venire da una rivoluzione armata.
Perché i cristiani si sentono più
sicuri con Assad che con l’opposizione?
Perché non sappiamo chi siano
questi oppositori. I cristiani sono protetti quando c’è sicurezza nel Paese.
Attualmente invece la Siria è nel caos, e a provocarlo non è certo il governo.
Lei ha parlato con il Papa della crisi siriana? Mi sono incontrato con Papa
Benedetto XVI il 15 marzo scorso. Gli ho confidato la mia convinzione che la
Siria deve essere realmente un Paese libero, e che occorre che i siriani
trovino una soluzione per il loro avvenire conquistandola con le sole loro
forze. Mentre occorre dire no alle ingerenze dalle potenze straniere.
E il Papa che cosa le ha
risposto?
Il Papa mi ha ascoltato, come fa
sempre in queste circostanze. Benedetto XVI del resto è intervenuto diverse
volte a favore del dialogo in Siria: la sua voce è la più forte tra quanti
cercano una soluzione pacifica. Non posso che ringraziarlo per questa posizione
così positiva e oggettiva. Francia, Germania e Regno Unito invece sono capaci
soltanto di scagliarsi contro Assad. Il Papa al contrario chiama al dialogo. Se
l’Europa seguisse la linea del Santo Padre, la crisi siriana potrebbe
raggiungere una soluzione.
(Pietro Vernizzi)
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