martedì 5 giugno 2012


Medici Giudicati in base ai Conti - L' operato ormai viene valutato soprattutto sulla base della gestione del budget - Scanni Alberto, 3 giugno 2012 - Corriere della Sera, http://archiviostorico.corriere.it

Una volta un medico era giudicato bravo se curava bene gli ammalati, era capace di fare diagnosi, li visitava con attenzione, li seguiva nel decorso della malattia, usava umanità e disponibilità. Oggi non è più così. Il medico, che sia di famiglia, o che lavori in ospedale viene giudicato dal sistema non per le caratteristiche suddette, ma, soprattutto, per la capacità di far risparmiare. È diventato il controllore della spesa sanitaria. Ippocrate, medico greco, che millenni or sono, voleva un medico votato solo al benessere dell' ammalato oggi si rivolterebbe nella tomba. Non più dunque il rispetto di un giuramento («.in tutte le case che visiterò entrerò per il bene dei malati..»), ma l' applicazione di regole di economia per contenere i costi. Al medico vengono dati dalla Regione limiti di spesa: gli esami e le prestazioni non devono incidere più di una certa cifra e se lavora in ospedale gli viene conferito un budget di spesa al quale si deve attenere, pena un giudizio negativo sul suo operato. Poco o nulla viene valutata l' umanità e la vicinanza al malato, il tempo che gli dedica, gli atti consolatori verso di lui o la sua famiglia. Per non parlare delle enormi incombenze burocratiche, scaricate in questi ultimi anni sul medico, che tolgono tempo alla assistenza, e degli scrupoli che gli procurano le prescrizioni di farmaci necessari ma costosi. È schiacciato tra regole e libertà di coscienza. È vero che non deve sperperare, deve essere accurato nelle prestazioni, deve avere un minimo di capacità manageriali. È altrettanto vero che a volte si sono date cure e prestazioni con leggerezza, che alcuni medici non si comportano al meglio, ma ciò che il sistema pretende sempre più dai medici, e che non ha niente a che fare con la buona medicina, è un po' troppo. Si sta facendo di tutto per impoverire il vero senso dell' atto medico e incrinare il rapporto tra medico e paziente. Bisogna dunque ribadire con forza che sono prioritari i valori umani dell' atto medico e non le incombenze di carattere economico che vengono «affibbiate» ai medici che possono anche accettare di fare i contabili, ma non oltre certi limiti. RIPRODUZIONE RISERVATA

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