Associazione Scienza & Vita. Comunicato
n° 50 del 28 Agosto 2012
SCIENZA & VITA: LA SENTENZA DELLA CORTE UE NON CANCELLA
IL PROBLEMA ETICO DELLA DIAGNOSI PREIMPIANTO
“La sentenza della Corte europea
dei Diritti dell’Uomo, non definitiva perché suscettibile di rivisitazione alla
Grande Chambre, non cancella le problematiche etiche connesse alla diagnosi
genetica preimpianto”, commenta Lucio Romano, Presidente nazionale dell’Associazione
Scienza & Vita.
“E’ bene ricordare – sottolinea
Romano – che da genitori portatori di fibrosi cistica il 25% dei bambini ha
probabilità di nascere malato, il 50% probabilità di nascere sano ma portatore
e il 25% probabilità di nascere sano e non portatore. Con la tecnica della
diagnosi genetica preimpianto, che richiede necessariamente una
sovrapproduzione di embrioni, è implicito che anche embrioni sani, portatori e
non, saranno soppressi”.
“Inoltre, - continua Romano -
giustificare la diagnosi genetica preimpianto sulla base di un ‘riconosciuto’
diritto all’aborto esplicita tangibilmente la finalità selettiva eugenetica
della tecnica stessa. Infatti, si pongono sullo stesso piano criteriologie
diverse: norme che regolano tecniche di fecondazione artificiale con quelle che
normano l’interruzione volontaria di gravidanza”.
“La legge 40 non è una legge né
ideologica né confessionale, ma pensata per la tutela dei diritti di tutti i
soggetti coinvolti, ivi compresi quelli del concepito”, conclude Lucio Romano.
“La sentenza della Corte europea rivela invece un atteggiamento di riduzionismo
antropologico e di discriminazione nei confronti dell’embrione, considerato
meramente ‘materiale di laboratorio’, in palese contraddizione con la recente sentenza
europea in materia di brevettabilità degli embrioni che riconosce la dignità di
essere umano anche al concepito”.
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