UNIONI GAY/ Da Pisapia a Casini, la via morbida al matrimonio gay - Lorenza
Violini - venerdì 10 agosto 2012 - http://www.ilsussidiario.net/
Dopo la creazione, da ultimo
anche a Milano, del registro delle unioni civili, a livello nazionale il mondo
politico sta facendo le prove generali per legalizzazione di tali unioni. Tale
progetto politico, ribadito di recente anche da Pierferdinando Casini, comporta
la creazione di un istituto giuridico da affiancare al matrimonio da cui
discendano ex lege diritti (e forse anche doveri, staremo a vedere). Il
compito, per quanto arduo sul piano delle scelte di valore, non sarà poi così
difficile, visto che ormai molti Paesi europei hanno creato tale tipo di
unioni; basterà copiare. Rispetto all’alternativa fatta da altri Paesi europei,
quelli che hanno esteso il matrimonio alle coppie omosessuali, da noi la scelta
va nella prima direzione, in apparenza meno di rottura rispetto alle concezioni
tradizionali e quindi più digeribile per un mondo cattolico e per i suoi voti.
Se di legalizzazione si inizia a
parlare, si tratta ora di capire in che direzione muoversi e perché farlo.
Occorre creare un istituto giuridico che faccia uscire dalla sfera privata tale
relazione e le conferisca diritti – sul piano sanitario, si dice, e su quello
ereditario; vi sono poi tutta una serie di diritti ulteriori, di cui per il
momento non si parla, ma che si affacciano all’orizzonte: il regime
previdenziale per il superstite, ad esempio, e tutte quelle condizioni per
l’accesso all’adozione, istituto che serve a chiudere il cerchio: non più solo
una coppia legale, ma una coppia legale con prole, del tutto simile – pertanto
– alla famiglia naturale, che pure si vuole preservare differenziata.
Come differenziare? Per
legalizzare le unioni civili occorrerà elencare nella legge le condizioni che
consentono di concludere e accertare la sussistenza del vincolo e,
eventualmente, anche il suo scioglimento, in altre nazioni pressoché immediato.
Questo secondo aspetto può essere considerato un buon elemento di
differenziazione con l’istituto matrimoniale, pur in tempi di divorzio breve;
la stabilità del vincolo infatti e l’intervento del giudice per lo scioglimento
dello stesso volto a definire – tra
l’altro – le condizioni di vita e di sussistenza dei figli e a tutelare la
parte debole della coppia hanno di recente costituito la base per escludere, in
Francia, dall’adozione le coppie omosessuali mentre, come è ben noto, sempre in
Francia, è possibile l’adozione a singole persone omosessuali, visto che là
l’adozione dei singoli è ammessa.
Mantenere la differenziazione non
sarà tuttavia né facile né immediato; se si prefigura la creazione di un simile
istituto, infatti, occorrerà essere anche coscienti che la marcia di
avvicinamento tra unione civile e matrimonio può considerarsi avviata e qui i
giudici e i gruppi di pressione sono pronti a fare la loro parte, come è
avvenuto del resto anche negli altri Paesi europei. Non si tratta, allora, di
aggrapparsi al noto argomento, di taglio genericamente allarmista, del piano
inclinato (la slippery slope degli inglesi), ma di avviare una seria
riflessione su quali siano le condizioni materiali che ragionevolmente e
convincentemente consentano di mantenere differenziati i due istituti.
Stabilità in vista del benessere
dei figli e dei doveri di assistenza reciproca, controllo di un terzo
imparziale in caso di separazione, utilità in chiave aggregativa dell’istituto
matrimoniale rispetto alla società nel suo complesso sono tutti elementi su cui
ragionare e valutare se reggono a fronte di un contesto che diventa sempre più
“liquido”, con tutti i suoi pro e contro. Forse anche riscoprire il senso della
differenza sessuale come elemento che consente di preservare quello che
Habermas chiama “il cominciamento indisponibile di ogni essere umano” e Hanna
Arendt la “natalità” come condizione di esercizio della libertà. Uomini nati e
non programmati, uniformità e differenza come elementi dell’umano in quanto
tale. La riflessione travalica così il giuridico per entrare nell’esistenziale,
un campo da approfondire per giocare una partita verso il futuro e non di
retroguardia.
Uno Stato laico può certamente
prendere certe direzioni, soprattutto se i proponenti intendono rafforzare in
tal modo il loro fragile consenso, così come è logico che vi sia una parte del
corpo sociale che invece continua a considerare certe scelte almeno come
inopportune; avviamo un confronto su valori e forme giuridiche, facendo di
necessità virtù.
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