DOPING SCHWAZER/ Cari giornalisti, l'errore è l'Epo non il pianto - Alessandro
Banfi - giovedì 9 agosto 2012 - http://www.ilsussidiario.net
Quando uno sbaglia, cade, ammette
le proprie colpe, i giornalisti danno il meglio di loro: infieriscono. È
successo ieri in una scena per certi versi surreale, dettata dalla drammaturgia
della cronaca. Stiamo parlando della conferenza stampa di Alex Schwazer,
ambientata in una saletta dell’Hotel Sheraton di Bolzano.
Un’ora di sofferenza. Sofferenza
vera di un atleta che ammetteva di non avercela fatta a reggere la pressione da
risultato, di avere ingannato la mamma e la fidanzata, di aver comprato l’eritropoietina
in una farmacia turca (oggi proteste della stampa turca) e di aver fatto finta
si trattasse di vitamine. Poi il controllo del 30 luglio che anche per lui
diventa una “liberazione”. Un racconto che forse ha qualche zona di omissione o
di insincerità, ma che avrebbe dovuto essere rispettato, accolto da un
imbarazzato silenzio. Accompagnato da serie riflessioni sullo sport, il
successo, il senso del limite e del dovere.
E invece i colleghi di tanti
giornali e tivù sono apparsi un plotone di esecuzione. «Ma come? Ma perché
volevi vincere? Ma perché non ti sei accontentato di arrivare decimo?».
Domande, insomma, spesso un po’ insolenti, un po’ da giustizieri da strapazzo.
Schwazer è stato infatti un bersaglio facile. Si fa bella figura con poco. Nessuno
lo difende. Nessun direttore ti chiama per addolcire i toni. È fidanzato con la
Carolina Kostner? Ancora meglio, scatta la nota sindrome da Federica
Pellegrini: il gossip, i nordici biondi e belli che sono peggio dei
meridionali… robe così.
Con la Pellegrini già avevamo
vissuto una relativa sconfitta sportiva trasformata in psicodramma nazionale.
Gli stessi che ci annoiavano con fiumi di parole sulla non interessantissima
vita privata di “Fede”, ora la rimproveravano per essere stata troppo esposta ai
mass media. Troppe pubblicità, troppe copertine, troppo gossip. Ma chi le
decide queste cose se non giornali e giornalisti?
Ora con Schwazer abbiamo trovato
il cattivo da giudicare e giustiziare di fronte alla platea delle Olimpiadi.
Invece di raccontare la sua storia per spiegare ai giovani che lo sport è
fatica e sacrificio e che come nella vita, la scorciatoia dell’additivo,
dell’aiutino, della droga sono rovinosi, lo si fa passare come un cretino, uno
che non si meritava nulla, che non si capisce come mai voglia piangere,
parlare, giustificarsi.
È vero: il nostro mestiere è
fatto di carogne, gente spregiudicata che picchia in testa chi è in difficoltà.
Direbbe Manzoni siamo i primi maestri del “servo encomio e del codardo
oltraggio”. Ecco quello contro Schwarz ieri è stato un codardo oltraggio.
C’è chi ha scritto: “Piangono
anche i dopati”… Ma in che mondo viviamo? Non vogliamo lasciare, a chi ha
sbagliato, il diritto alla commozione, al pianto, alle scuse pubbliche? Senza
nulla giustificare, senza nulla acconsentire, senza minimamente ammiccare a
nessun tipo di legittimazione.
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