Fioroni: "Attenti alla deriva eugenetica la vita non è un
supermercato" - Intervista a Beppe Fioroni di Alberto Custodero - La
Repubblica - di Giuseppe Fioroni,
pubblicato il 29 agosto 2012 http://www.partitodemocratico.it
«È appena il caso di ricordare
che la legge 194 non sostiene da nessuna parte che sia consentito l'aborto del
feto perché malato». Giuseppe Fioroni, leader cattolico del Pd - in attesa di
conoscere le motivazioni, e senza entrare nel merito del ricorso-interviene
sulla questione della compatibilità tra legge 40 e legge 194 sollevata dalla
Corte di Strasburgo.
Fioroni, dovevamo aspettare
l'Europa per consentire anche a chi è fertile l'accesso alla diagnosi
preimpianto?
«Le linee guida del ministro
Turco durante il governo Prodi avevano già introdotto l'utilizzo della
tecnologia preimpianto, ma solo per finalità diagnostiche e terapeutiche
sull'embrione stesso. Avevano escluso quelle tecnologie, invece, per i fmi
" osservazionali", ovvero per quella forma di diagnosi che può
portare a dire ai genitori: "Come lo volete il figlio, alto, occhi azzurri...?"».
Dopo la sentenza di Strasburgo,
voterebbe ancora la legge 40?
«Sono sempre possibili
miglioramenti normativi, come quelli fatti da Livia Turco. Ma i valori guida
della legge erano validi ieri. E sono validi oggi».
Quali sono?
«La legge 40, emanata per
garantire alle coppie sterili di poter ottenere una gravidanza, ha due
obiettivi. Da una parte tutela il diritto dei genitori ad avere un figlio, e il
soggetto debole, il nascituro, ad avere un solo padre o una sola madre (e
questo fu il motivo per il "no" alla fecondazione eterologa). L'altro
caposaldo era evitare che la fecondazione artificiale aprisse la strada a una
selezione eugenetica in forza della quale il genitore sceglie il figlio che
vuole e sopprime quello che non gli piace».
C'è però il problema sollevato da
Strasburgo sulla compatibilità tra legge 40 e 194.
«La 194 non è una legge
"neroniana" o figlia della "rupe tarpea": non autorizza,
infatti, la soppressione di feti malati, ma prevede che si possa consentire
l'aborto quando la salute fisica e mentale della madre è messa a repentaglio.
Da questo punto di vista le due leggi mantengono la stessa impostazione di
fondo: non consentono la soppressione della vita perché malata. E chiudono le
porte al "supermercato della vita", e ai rischi delle sue derive
eugenetiche e razziste. Mostruosità di cui la storia è piena».
Fonte: La Repubblica
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