Ecco la generazione Esausti - stressati tra lavoro e famiglia - Hanno
tra i 30 e i 40 anni, sono diventati genitori tardi per riuscire nella loro
professione ma quando arrivano all'apice si trovano schiacciati dalla doppia
incombenza: il successo nel lavoro e i doveri verso la famiglia. Ora
l'Economist li definisce Generation Xhausted - dal nostro corrispondente ENRICO
FRANCESCHINI - 30 agosto 2012, http://www.repubblica.it
LONDRA - Sono i professionisti
urbani a due velocità: quelli che vanno più lenti con la famiglia per andare più forte nel
lavoro. Rimandano la nascita dei figli
per potersi concentrare pienamente sulla carriera. Ma quando la fanno si ritrovano in posizioni di comando
in ufficio mentre sulla porta di casa li
aspettano bambini ancora piccoli, biberon e pannolini. "Generation Xhausted", Generazione
Esausti, li definisce l'Economist: i 30- 40enni d'oggi che hanno conquistato il
potere precocemente, molto prima rispetto
ai loro genitori, ma che si sentono stressati, svuotati di ogni energia.
Talvolta sono decisamente
infelici, per l'accumulo di troppe
responsabilità nel momento sbagliato. Sono donne come Marissa Mayer, che a 37 anni e per la prima volta incinta viene nominata amministratore delegato di Yahoo, portata via a Google come una celebrità, osannata
come la manager più in voga della stagione, ma incerta su come farà adesso a
gestire impegni pubblici e privati; come Louise Mensch, 41enne scrittrice di
romanzi rosa e deputata conservatrice in procinto di diventare ministro, che si
è dimessa dall'incarico perché non riusciva più a combinare i suoi impegni
politici con quelli di madre di tre figli e moglie di un agente di rock star
americane; come l'attrice 39enne Gwyneth Paltrow, che divisa tra i compiti di
mamma a Londra e gli impegni cinematografici a Hollywood ha abbandonato l'Inghilterra
nel tentativo di salvare famiglia e lavoro; come la politologa 49enne Anne
Marie Slaughter, che ha lasciato il suo prestigioso posto di consigliera del
segretario di Stato americano Hillary Clinton per tornare a occuparsi dei suoi
due bambini, confessando in un articolo che ha fatto clamore sulla copertina
della rivista Atlantic: "Non è vero che le donne possono avere
tutto".
Ma sono esauriti pure gli uomini,
quando si trovano in condizioni simili. David Cameron, diventato primo ministro
britannico a 43 anni, con due figli che fanno le elementari e uno in fasce, è
così sfinito che il mese scorso ha dimenticato uno dei suoi bimbi in un pub e
poi è tornato a riprenderlo di corsa insieme alla scorta del servizio segreto.
George Osborne, cancelliere dello Scacchiere ad appena 38 anni, è accusato di
essere un pessimo ministro del Tesoro e un padre così così perché affaticato
dalle duplici incombenze. Ed Miliband, nominato leader del partito laburista a
40 anni e subito allietato dall'arrivo di due pargoletti che lo hanno spinto a
mettersi in "paternità", forse non ne è ancora uscito, commentano i
maligni, sostenendo che il Labour è in mano al suo delfino Ed Balls.
Lo stesso fenomeno si nota nel
business, dove i dirigenti delle grandi imprese sono più giovani di un tempo, e
non solo in industrie digitali tipo Google (Sergey Brin ha 39 anni) e Facebook
(Mark Zuckerberg ne ha 28): uno studio della Egon Zehnder International,
società di cacciatori di teste aziendali, afferma che oggi il 40 per cento
degli amministratori delegati di grandi aziende occidentali sono sulla
quarantina, una percentuale raddoppiata negli ultimi quindici anni. Anche loro,
nonostante stuoli di baby-sitter, soffrono la sindrome dell'esaurimento fisico:
vedi il caso del portoghese Antonio Horta-Osorio, 46enne chief executive
officer del Lloyds Banking Group, astro in ascesa della City e padre di tre
figli, che l'anno scorso ha dovuto mettersi improvvisamente in malattia per
stress, "volevo fare troppe cose tutte in una volta", ha dovuto riconoscere.
Non è il caso di Brin e
Zuckeberger, certo, forse perché nessuno dei due ha (ancora) fatto figli: ma
uno studio del Financial Times riporta che nel 2012 c'è stato un numero record
(320) di dimissioni di amministratori delegati in Europa, colpa di crisi e
recessione, certo, ma anche del doppio peso su executive più giovani di guidare
una società e spingere carrozzine. Beninteso, il trend della spossatezza da
eccessive responsabilità non riguarda soltanto capi di governo e super manager:
anche nella fascia media delle professioni oggi si comincia a fare carriera
prima di una volta, secondo dati dell'Office for National Statistics
britannico.
Entro il compimento dei 38 anni,
ammette Bagehot, pseudonimo del columnist più importante dell'Economist,
"gli ambiziosi odierni sono già arrivati da qualche parte": compreso
lui, che confessa di averne 37. Ciò è certamente un bene, se confrontato con le
gerontocrazie del passato (o del presente, come in Italia, dove l'età media
della classe dirigente politico-economica è 59 anni). Ma può diventare anche un
male, perché spesso i 30- 40enni in carriera giungono a questi risultati
rinviando la creazione di una famiglia e quando la formano si ritrovano
schiacciati dalla doppia incombenza: il successo nel lavoro e i doveri verso i
figli. In Inghilterra l'età media in cui una donna partorisce è arrivata a 32
anni e continua a crescere; quella in cui un uomo diventa padre è ancora più
alta, sfiorando i 35.
Nelle generazioni precedenti, i
figli si facevano prima e il successo professionale arrivava più tardi: ora le
due cose coincidono, figli e successo giungono praticamente insieme,
esercitando una pressione spesso insostenibile. "Ho scelto i figli e messo
da parte la carriera", ammette l'ex-deputata Louise Mensch. "Se vado
in crisi prenderò un sabbatico familiare ", ipotizza Marissa Meyer.
"Riservo una sera alla settimana a una cena romantica con mia moglie e
ogni week-end ai bambini", suggerisce come soluzione David Cameron.
Ma un rapporto di Relate, società
di consulenze familiari, indica che disturbi psicologici come la solitudine, la
depressione e la nevrosi sono più comuni nella fascia di età fra i 34 e i 45
anni. È anche il periodo in cui più facilmente si disintegrano le famiglie: in
Gran Bretagna il più alto numero dei divorzi avviene entro tre anni dalla
nascita dei figli. Non a caso il sondaggio nazionale sulla felicità promosso
dal governo britannico ha riscontrato che la soddisfazione personale ha una
punta intorno ai 20-25 anni, poi cala fra i 30 e i 45, per tornare a salire
dopo i 50. La proverbiale "crisi di mezza età" esiste ancora, ma non
colpisce più in quella che era considerata la mezza età, bensì prima: dai 35 in
poi. I ruoli si capovolgono.
I 55 anni sono i "nuovi
45", affermano i sociologi: niente più ansia sul lavoro, figli finalmente
grandi, voglia e possibilità di tornare a divertirsi. Guardati con invidia da
quelli che 45 anni li hanno davvero. "Spent generation", generazione
di scoppiati, li chiama il dottor Frank Lipman, autore di un libro con quel
titolo sui 40enni esausti del giorno d'oggi. "La stanchezza di cui
soffrono ha raggiunto livelli epidemici", afferma l'autore, che poi offre
anche qualche ricetta per non sentirsi più così a pezzi: "Dormire di più.
Fare una pausa di almeno 15 minuti per il lunche almeno una passeggiata
all'aperto al giorno. Abolire caffè e zuccheri. Provare la yoga, la
meditazione, qualsiasi cosa. Ma soprattutto rallentare". Facile a dirsi,
per lui, che ha 55 anni, la carriera risolta e figli grandi. Più difficile se
di anni ne hai 40, i tuoi dipendenti ti stanno fissando per ricevere gli ordini
del giorno e poi devi correre a casa a preparare la pappa ai bebè.
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