Nuovo studio: correlazione tra aborto indotto e cancro al seno - Lo
studio è stato pubblicato su “Asian Pacific Journal of Cancer Prevention” di
Anna Paola Borrelli, teologa moralista perfezionata in bioetica, 31 agosto 2012, http://www.uccronline.it
Il tumore al seno è quello che
più frequentemente colpisce le donne e rappresenta la seconda causa di morte al
mondo, dopo il tumore ai polmoni. Oltre
ai fattori di rischio già noti, quali l’età e la familiarità, i fattori
riproduttivi e ormonali, l’obesità o il sovrappeso in menopausa, il diabete,
uno stile di vita povero di fibre, frutta e verdura, la scarsa attività fisica,
ecc. da diversi anni le ricerche si stanno focalizzando anche sul binomio
aborto procurato-tumore al seno.
Un nuovo studio cinese pubblicato
nel Febbraio di quest’anno su “Asian Pacific Journal of Cancer Prevention” è
stato successivamente diffuso nel mese di Maggio dalla Coalizione
Internazionale sull’Aborto/Cancro al seno. La ricerca capeggiata da Ai-Ren
Jiang ha messo in luce come il rischio di contrarre il tumore al seno aumenti
in seguito ad ogni aborto procurato.
I ricercatori hanno dimostrato
che la maggior parte delle donne in pre-menopausa che avevano avuto un aborto
procurato hanno un rischio maggiore del 16% di contrarre il cancro. Quelle che,
invece, hanno compiuto 3 o più aborti hanno un rischio più elevato dell’1,55%.
Nondimeno, si è visto che le donne in post-menopausa che avevano
precedentemente abortito hanno maggiori possibilità di sviluppare il cancro
mammario e più aborti ci sono, più il rischio aumenta. Così, se dopo un aborto
indotto i valori di rischio aumentano del 1,79% volte; con due aborti
s’innalzano per 1,85% volte, per poi giungere con tre o più aborti a 2,14%
volte. Questa indagine sul legame aborto-cancro al seno va ad aggiungersi agli
altri circa 50 studi scientifici e ad una metanalisi tutti orientati in questa
direzione.
Quest’ennesima ricerca offre
un’arma di protezione in più per la salute della donna e dà un ulteriore spunto
di riflessione per l’inviolabilità di ogni vita umana, bene indisponibile e non
negoziabile. Non è un luogo comune affermare che l’aborto uccide due volte: una
prima uccide contemporaneamente il bambino e la madre (è nota a tutti quella
che gli psichiatri definiscono la sindrome post-aborto) e una seconda volta la
uccide fisicamente, potenziando il rischio di sviluppare un tumore al seno.
Al di là della propria posizione
riguardo all’aborto il valore della salute delle donne va salvaguardato
sempre! Ma occorre anche spingersi oltre,
ricordando quello che asseriva Giovanni Paolo II: “Rispetta, difendi, ama e
servi la vita, ogni vita umana! Solo su questa strada troverai giustizia,
libertà vera, pace e felicità!” (“Evangelium vitae”, 6). La legge italiana
sull’Interruzione volontaria di gravidanza, facendo riferimento al ruolo dei
consultori familiari, ricorda che essi «assistono la donna in stato di
gravidanza […] contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la
donna all’interruzione della gravidanza» (L. 194/78, n.2). Assistere la
gestante in difficoltà ad accogliere la vita non equivale a sopprimere la vita
di suo figlio, bensì aiutarla a realizzare il suo essere donna. Essere dalla
parte della donna significa tutelare la sua salute, liberarla da tutto ciò che
le impedisce di vivere appieno la sua splendida vocazione alla maternità!
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