Ecco il nuovo test che “fotografa” la perdita di neuroni, 24.4.2012, scritto
da: Redazione OK in Ricerca, http://blog.ok-salute.it
Arriva il primo test per
diagnosticare direttamente l’Alzheimer. Per misurare le placche di proteina
beta-amiloide che sono considerate la causa della forma di demenza più diffusa
nel mondo. La Food and Drug Administration ha approvato il 10 aprile il farmaco
della Eli Lilly a base di florbetapir. Iniettata per endovena, la sostanza
raggiunge il cervello e si lega alle placche di amiloide. La Pet “fotografa” la
mappa del florbetapir nel cervello, quantificando il danno.
Anche se l’agenzia del farmaco
Usa ha approvato il test, non è entusiasmo quello che traspare dalle sue
parole. L’anno scorso Fda, poco convinta dalle sperimentazioni, aveva rimesso
la pratica nel cassetto. Trai problemi c’era l’eccessiva variabilità con cui i
medici interpretavano i risultati. Così la Eli Lilly nel frattempo ha messo a
punto un corso online per i professionisti che leggeranno l’esame. Nonostante
questo, l’agenzia del farmaco Usa avverte che in caso di risultato positivo
serviranno altri accertamenti per arrivare a una diagnosi. Né il costo (1.600
dollari) aiuterà la diffusione del test.
Pur con questi limiti, l’arrivo
del florbetapir (o Amyvid) resta una buona notizia. «I farmaci in
sperimentazione avanzano tra grandi difficoltà, anche per la mancanza di una
diagnosi certa» spiega Alberto Pupi, ordinario di medicina nucleare
all’ospedale Gareggi di Firenze. «Questo test non risolve tutti i problemi, ma
è un passo avanti di cui il nostro campo ha un bisogno enorme». Un bisogno
quantificato dall’Oms. Oggi 35,6 milioni di persone nel mondo soffrono di
demenza (l’Alzheimer è il 60% dei casi), destinati a raddoppiare (65,7 milioni)
nel 2030. Le cure costano 604 miliardi di dollari l’anno, cifra che si sta
paurosamente avvicinando ai 900 miliardi del cancro.
Gianbattista Frisoni,
vice-direttore scientifico dell’Irccs Fatebenefratelli di Brescia, spiega che
gli attuali criteri di diagnosi risalgono al 1984. «E si basano soprattutto
sull’esclusione di altre malattie. I metodi recenti ci permettono di cambiare
paradigma, osservando l’accumulo di amiloide e la neurodegenerazione in aree
ben precise del cervello». «Attualmente – aggiunge Pupi – usiamo la Pet che
misurali consumo di glucosio, la risonanza magnetica volumetrica che esclude
altre cause di demenza, e l’analisi del liquido cerebro-spinale». Il nuovo test
non garantirà la diagnosi precoce. «Ma usato nei trial scientifici – prosegue
Pupi – affinerà i criteri di reclutamento dei pazienti: un passo
imprescindibile per cercare un farmaco».
Fonte Repubblica
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