COPPIE DI FATTO/ Il giurista: 29 buone ragioni per bocciare le nozze
gay alla Camera, INT. Tommaso Scandroglio, 23 aprile 2012, http://www.ilsussidiario.net
I promotori del matrimonio gay, e
delle affini diciture, ci riprovano. E, a prima vista, potrebbe essere la volta
buona. In commissione giustizia, alla Camera, è partito l’iter per dare alle
unioni di fatto riconoscimento giuridico. La relatrice Giulia Bongiorno avrà il
compito di esaminare le sette proposte in materia e farne la sintesi, mettendo
a punto un testo unificato. Alcune, come le due presentate da Paola Concia,
deputata del Pd, prevedono la possibilità di contrarre unioni civili anche per
persone del medesimo sesso o l’introduzione del Patto civile di solidarietà
(Pacs); altre, la regolamentazione, mediante semplice dichiarazione congiunta
all'anagrafe del Comune, per conferire taluni diritti, quali la successione nel
contratto di locazione, e l'estensione dell'assistenza sanitaria e
penitenziaria. Altre ancora intendono conferire ai conviventi il diritto
all'eredità o agli alimenti per il convivente. Tommaso Scandroglio, docente di
Filosofia del diritto nell’Università di Padova, spiega a ilSussidiario.net che
«difficilmente si arriverà mai al varo di una legge in proposito. Le proposte
di questo tipo, fino a poco tempo fa - tra Pacs, Dico, veri e propri matrimoni
gay - erano una ventina. Non se ne è fatto nulla allora e non credo che si
arriverà a qualcosa di definitivo in futuro». Di certo, non in quello
immediato: «non è pensabile che i partiti se ne occupino in questa fase di
emergenza; una volta passate le elezioni, al contempo, è presumibile che tra
gli schieramenti il fronte trasversale e contrario a unioni di questo genere si
compatti come in passato».
Al di là degli ostacoli evidenti
presenti, almeno in parte, nella pubblica opinione, le proposte di legge
pongono dei problemi, anzitutto, dal punto di vista della Costituzione.
«Laddove ci fosse l’istituzione di un matrimonio alternativo a quello previsto
dall’articolo 29 della Costituzione, sarebbe necessario procedere alla modifica
della nostra Carta fondamentale». Non mancano criticità neppure sul piano delle
unioni civili. «Se si intendesse dar vita ad un istituto parallelo al
matrimonio, si potrebbe facilmente obiettare che il nostro ordinamento già
tutela il convivente in quanto convivente, ovvero in quanto persona e, quindi,
soggetto di diritti». Eccone alcuni: «la giurisprudenza, in materia di affitti
non fa distinguo tra conviventi e coniugi; in materia di successione esistono
le donazioni e non sussistono problemi di questo tipo; esistono anche leggi che
prevedono, in caso della donazione di organi, l’esplicito riferimento al
convivente». Altri diritti, invece, sono specificamente attribuibili ai
coniugi. «Pensiamo alla reversibilità della pensione. Una della caratteristiche
comune a tutte le 20 proposte precedenti, era la previsione dei diritti
specifici dei coniugi senza la correlativa indicazione dei rispettivi doveri».
Sta qui l’errore, anche in
termini logici. «Il coniuge ha una serie di doveri specifici, non pochi in
verità, quali quello di fedeltà, di assistenza, di educazione dei figli». Per
semplificare: «Se una donna ha un figlio proveniente da un’altra relazione, il
suo convivente non ha alcun dovere nei confronti del pargolo, mentre
l’abbandono di minori è reato per il genitore». Qualcuno potrebbe pensare di
risolvere facilmente la controversia attribuendo anche ai conviventi i doveri
dei coniugi. «Tali proposte di legge non potranno perfezionarsi prevedendo i
diritti corrispettivi. Perché, in tal caso, si tratterebbe di un matrimonio. Va
da sé che, a quel punto, si riproporrebbero i suddetti problemi».
(Paolo Nessi)
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