Cristianofobia: Sant’Ignazio di Loyola censurato in ospedale, di Gianfranco
Amato, 4 aprile 2012, http://www.corrispondenzaromana.it
Sembra inarrestabile la deriva
cristianofobica nel Regno Unito. E si stenta a tenere il conto nello
stillicidio quasi quotidiano degli episodi. Questa volta alla ribalta delle
cronache è finito il caso di un medico pediatra sessantaquattrenne, il dott.
David Drew, costretto ad adire l’Employment Tribunal di Birmingham per essere
stato licenziato dal Walsall Manor Hospital, il plesso ospedaliero dove
prestava servizio.
Sant’Ignazio di Loyola, fondatore
dei Gesuiti, è l’involontaria causa del licenziamento. Il dott. Drew, infatti,
ha avuto l’impudenza di inviare per posta elettronica ai colleghi una preghiera
del Santo spagnolo, con l’intenzione di stimolare e motivare gli altri medici.
La mail era preceduta da una riflessione dello stesso dott. Drew: «Io trovo in
queste parole una personale ispirazione per i miei fragili e imperfetti sforzi
di servire i pazienti, i loro familiari e il nostro dipartimento».
Questo è il testo della preghiera
incriminata: «Insegnaci, Signore, ad essere generosi, a servirTi come meriti, a
dare senza contare, a combattere senza pensiero delle ferite, a lavorare senza
cercare riposo, a prodigarci senza aspettare altra ricompensa, con la coscienza
di fare la Tua santa volontà». Non proprio un testo dell’integralismo cattolico,
visto che, tra l’altro, è ufficialmente adottata come la preghiera delle Guide
Scout. Non sembra neppure che i colleghi del dott. Drew abbiano preso male la
sua iniziativa. Anzi, pare sia stata accolta da tutti con una certa
benevolenza.
Del resto, David Drew era noto
per essere un cristiano capace di testimoniare la propria fede con la vita più
che con le parole. Laureatosi in medicina alla Bristol University nel 1972, si
è specializzato in pediatria al Birmingham Children’s Hospital, prima di
partire come medico volontario in Indocina, nei campi dei rifugiati nella
Tailandia del Nord, e di fondare un dipartimento universitario pediatrico a
Jos, in Nigeria.
Gli occhiuti responsabili del
Walsall Manor Hospital non hanno gradito la mail del dott. Drew, e neppure gli
auguri di Natale che lo stesso medico inviava ai colleghi. Per questo, dopo
un’accurata indagine, gli è stato formalmente ordinato di «astenersi
dall’utilizzare riferimenti religiosi nelle sue comunicazioni professionali
verbali o scritte». Drew non pare essere tipo da farsi intimorire o da
accettare compromessi al ribasso per quanto riguarda la propria fede, per cui
di fronte alla sua opposizione ed al rifiuto di una generosa “buona uscita” per
togliere in silenzio il disturbo, è stato licenziato in tronco per giusta
causa.
Questo ennesimo odioso episodio
di cristianofobia, mi ha fatto venire in mente la recente polemica che ha
coinvolto la rivista “Popoli”, che si definisce «mensile internazionale e
missionario dei gesuiti italiani». Lo scorso 9 marzo, infatti, su quel
periodico è apparso uno strano articolo intitolato «Quando la cristianofobia fa
comodo», in cui si invitava ad un certo understatement sul tema, lamentando
come «negli ultimi mesi sul web sia aumentato in modo esponenziale il numero di
siti dedicati alla “lotta alla cristianofobia”».
Pare che, secondo il mensile dei
gesuiti, molto spesso quel triste fenomeno venga «mistificato per un mero
interesse economico» o «strumentalizzata per fini politici». Da qui l’invito ad
un basso profilo e a non esagerare, «perché difficilmente “gonfiare” le notizie
potrà giovare alla causa dei cristiani nel mondo». Non so che cosa abbia
indotto quei padri gesuiti ad un’insolita quanto inopportuna prudenza
sull’esecrabile fenomeno della cristianofobia.
Una cosa appare, però,
paradossale: mentre un cristiano viene licenziato per aver condiviso una
preghiera di Sant’Ignazio di Loyola, i suoi seguaci sembrano aderire a quella
linea di pensiero che invita ad essere cauti nel denunciare i pericoli della
cristianofobia, a non enfatizzare le notizie, a non drammatizzare i casi, a non
accentuare le situazioni limite.
Chissà cosa direbbe quell’Ignazio
di Loyola che nello stesso sito web ufficiale dei gesuiti è definito come
«cavaliere basco, uomo d’armi e di corte, valente condottiero, coraggioso in
battaglia». Il fondatore della Compagnia di Gesù, in realtà, avrebbe combattuto
con coraggio il diritto a far diffondere la sua preghiera. Ne siamo certi.
(Gianfranco Amato)
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