In Slovenia e in Alaska due vittorie della famiglia naturale di Michele
Silvi, 16 aprile, 2012, http://www.uccronline.it
Un recente referendum ha evitato
che in Slovenia si adottasse il nuovo “Codice della famiglia”, che avrebbe
previsto, tra l’altro, il riconoscimento di diritti alle coppie omosessuali,
tra i quali quello all’adozione limitata. Il referendum è stato proposto con
una raccolta di firme organizzata da organizzazioni e associazioni laiche e
sostenuta anche dai leader religiosi delle tre confessioni principali presenti
in Slovenia: Cattolicesimo, Cristianesimo Ortodosso ed Islam.
Tutti hanno sottolineato
«l’obbligo di proteggere i valori del matrimonio e della famiglia come una
comunità di marito, moglie e figli». In un’intervista cardinale sloveno Franc
Rodé, prefetto emerito della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e
le Società di Vita Apostolica, ha affermato:
«Questo nuovo Codice, infatti, non riconosceva l’importanza, per il
bambino, di avere un padre ed una madre». Anche per questi motivi, il 55% degli
elettori slavi (con un’affluenza del 26%) si sono opposti al codice in
questione.
Anche i cittadini di Anchorage,
in Alaska, hanno bocciato un referendum proposto da alcune associazioni per i
diritti degli omosessuali che volevano inserire gli “orientamenti sessuali” e
“l’identità transgender” nella lista dei diritti protetti dal codice cittadino.
Contro la “Proposition 5” hanno votato quasi il 60% degli elettori.
L’arcivescovo della città, mons. Roger Schwietz, ha comunque ribadito -citando
il Catechismo della Chiesa cattolica-, che le persone con tendenze omosessuali
«devono essere accolte con rispetto, compassione, delicatezza» (CC n.
2358). La “Proposition 5”, inoltre,
rischiava di costringere istituzioni confessionali ad offrire servizi contrari
al loro credo.
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